Vito Milano, 1926 - 2011, già ferroviere alla stazione di Rimini con la qualifica di Capo Gestione, lasciò suoi scritti in cui narra il suo percorso di vita. In questo caso sostiene come in gioventù, negli anni del dopoguerra, impiegasse il tempo libero.
Eccoci giunti alla bella età (diciotto - vent'anni) in cui sbocciavano i primi timidi incontri sentimentali con le coetanee. Festicciole in casa dell'uno o dell'altro amico, fra compagni di scuola. È proprio in queste occasioni che, pasticciando nei primi passi di danza, nascevano i primi amori, si scambiavano i primi baci, che ti facevano toccare il cielo con un dito. In quelle occasioni, in inverno io strimpellavo la fisarmonica, qualcun altro la chitarra. Com'erano graziose a quei tempi quelle giovinette che, al posto delle introvabili calze di seta con la riga, portavano simpatici calzettoni scozzesi e scarponcini simili a quelli da sci.
A iniziare dal giorno di San Giuseppe, quando si accendevano i famosi falò, cominciavano le prime uscite primaverili, si andava a fare serenate sotto le finestre di quei primi amori, che si incontravano per l'appunto in quelle festicciole. Piacevoli anche le feste pubbliche nei saloni del ridotto del Teatro Vittorio Emanuele (dopo la guerra rinominato con dedica al concittadino, nativo di Talamello, compositore, musicista Amintore Galli, autore dell'Inno dei Lavoratori), semidistrutto, il cui pavimento vibrava paurosamente per la pressione esercitata dai numerosi ballerini con il nuovo ballo boogie-woogie.
Furoreggiavano i migliori complessi musicali del momento diretti dai maestri: Pari, Santolini, Betti, Gregori e Lanzetti che, assieme ai cantanti Vittorio Corcelli, Gianni Penzi e Renato Sarti, allietavano le indimenticabili serate di quella Rimini risorta dalle macerie. Nè si possono dimenticare le feste di capodanno! Noi ragazzi guardavamo la gente in pompa magna salire ai saloni del Kursaal mentre noi non osavamo avventurarci per l'incubo delle consumazioni non alla nostra portata.
In alternativa ci si consolava recandoci nell'abitazione di un ospitale amico del gruppo, posta nelle vicinanze, che riceveva abbondanti rifornimenti alimentari dalla casa di campagna, dove risiedevano i suoi genitori, ci sbafavamo salumi genuini e buon vino. Questa era forse l'unica serata in cui si rincasava all'alba. Per il resto dell'anno si facevano al massimo le due di notte, quando i locali chiudevano i battenti e noi, felici, rincasavamo a piedi, canticchiando allegramente le canzoni che ci avevano fatto ballare e sognare, soffermandoci sotto casa a raccontarci l'ultima barzelletta.
Così gli anni quaranta volgevano al termine e la vita balneare riprendeva lentamente il suo ritmo, sempre più convulso. Non si era ancora al boom alberghiero nè tanto meno a quello delle motorette o delle automobili. Sul lungomare circolavano ancora le caratteristiche carrozzelle a cavallo e le ragazze si contentavano di farsi rimorchiare sul cannone... della bicicletta! Eravamo comunque immensamente felici e spensierati. In spiaggia si formavano ancora allegre comitive con quei giochi rimasti famosi: È arrivato un bastimento carico di....
Vito Milano