GLI STRASCICHI DELLA GUERRA

Il mai dimenticato Vito Milano, 1926 - 2011, già ferroviere con la qualifica di Capo Gestione, ci lasciò suoi scritti in cui sono rievocate sue vicissitudini. In questo che viene qui riportato tratta il periodo dopo il passaggio del fronte di guerra.

Noi abitanti di Rimini ci ritrovammo come superstiti scampati all'apocalisse. Nudi e crudi, affamati senza un tetto per ripararci. Questa era la reale, drammatica, situazione per la maggior parte dei riminesi. Eppure si era strafelici e desiderosi di riprendere una nuova e serena esistenza. Ognuno si rimboccò le maniche per rifarsi di quanto, con la guerra, aveva perduto. Purtroppo, soltanto le ferite fisiche e i tanti lutti non si sarebbero più potuti cancellare, e Rimini ne piangeva un numero veramente spropositato.

Eravamo sprovvisti di tutto, mancava la corrente elettrica per illuminare le nostre abitazioni disastrate, ci costruimmo rudimentali lumi ricavati da barattoli e alimentati con prezioso petrolio, a fatica racimolato dagli alleati. Beneficiammo della stragrande abbondanza che essi si portarono al seguito e che spesso ci elargirono, magari in cambio di un fiasco di vino oppure semplicemente per attirarsi la simpatia delle ragazze locali. Ci vestimmo dello scarto dei loro abiti, fecero moda i cappotti confezionati con coperte militari. Ripeto: eravamo strafelici di risorgere a nuova vita, come svegliati da un allucinante sogno. Nell'aria regnava grande euforia e tutti sembravamo migliori e affratellati!

Spazzate via le montagne di macerie, che spesso servirono a ricolmare le voragini procurate dalle bombe, si ballava ovunque, al suono di quelle tipiche musiche americane rimaste famose ed esplose il boogie-woogie. 1945: la guerra era veramente finita! Alla spicciolata cominciò il lento rientro dalle zone di operazione e dai campi di concentramento dei combattenti. Molti portavano sulle carni i segni della sconvolgente e dolorosa guerra. Come molti saranno quelli che non faranno più ritorno. Morti e dispersi, lontani dalla loro terra e dai loro cari, che inconsolabili li piangono.

Vito Milano