Quando si parla di guerra, di solito lo si fa raccontando la guerra guerreggiata, poco si dice su tutto cioè che ne consegue, soprattutto in riferimento alla popolazione civile; miseria, malattie, stupri ecc. Due guerre mondiali hanno attraversato lo scorso secolo, la seconda più direttamente e coinvolgente la popolazione civile. Infatti, mentre la prima era principalmente una guerra di trincea, durante la seconda invece lo sviluppo dell'aviazione militare ha generalizzato il campo di battaglia (la città di Rimini, dall'8 Settembre 1943 fino al passaggio del fronte nel Settembre 1944, subì oltre 400 bombardamenti, tra aerei e navali).
Nei periodi di guerra tutti gli uomini validi venivano reclutati e inviati al fronte. Il sostentamento della famiglia rimaneva tutto sulle spalle delle donne. Nei periodi di pace, fino oltre la metà del secolo scorso, solitamente era compito esclusivo degli uomini provvedere al sostentamento della famiglia, mentre le donne si occupavano dei figli e della casa (onore a loro). Ne deriva che, durante i periodi bellici, alle famiglie veniva meno l'introito necessario al sostentamento, ciò portò alla miseria, quindi alla fame. Ciò che segue è riferito alla guerra 1940 - 1945, che io ho vissuto personalmente.
Le fabbriche importanti, vennero convertite in fabbriche produttrici di materiale bellico (e lì trovarono lavoro le donne, ma rimaneva il problema dei figli che in quei giorni erano tanti). Per fare cannoni però, occorreva la materia prima, il ferro. Si ovviò in parte, prelevandolo dai manufatti in ferro di cui molte case erano munite, come ringhiere, cancelli, ecc. Per sostenere una guerra occorre anche molto denaro e allo scopo fu lanciato lo slogan: oro alla patria. Questo consisteva nel dare tutto l'oro che si possedeva alla patria, volontariamente dissero, ma ovviamente si trattava di volontariato obbligatorio (ossimoro). I possessori d'oro non erano molti, ma la fede nuziale in oro la possedevano in tanti. Mia suocera la consegnò e in sua vece le diedero una fede in alluminio che ha portato fino alla morte, alcuni anni fa.
Nelle campagne, venendo meno la forza lavoro, i prodotti alimentari cominciarono a scarseggiare e si rese necessario il razionamento. Allo scopo fu introdotta la tessera annonaria per prodotti alimentari, che fu ben presto definita tessera della fame. Questa era munita di bollini da timbrare da parte del negoziante che attestava la prenotazione, poi la fornitura di generi alimentari previsti dal razionamento, il quale non poteva concederne oltre la quantità o il peso previsti mensilmente per ogni famiglia. Si poteva prelevare quanto concesso mensilmente, anche in una sola volta all'inizio mese, ma la razione era scarsa, sufficiente quindi per i soli primi giorni.
Faccio un solo esempio, vero. Una signora con dieci figli e marito in guerra, prelevò tutte le razioni dei generi concessi all'inizio del mese. Dopo dieci giorni si ripresentò dal negoziante chiedendo le fossero concessi altri bollini, perché la fame dei dieci figli aveva esaurito l'intera spettanza mensile. Il negoziante fu costretto a rifiutare, pena severe pene da parte dell'autorità. Il seguito si può immaginare. L'unica via, per coloro che abitavano in città, era quella di recarsi in campagna e raccogliere i prodotti pronti dei campi, quindi frutta e verdura, ma durante l'inverno questi non si trovano quindi... prosciutti e salami appesi al soffitto delle case di campagna, che i contadini si procuravano per la famiglia, allevando il maiale per poi produrne i salumi suddetti.
I Ladri per necessità, assolutamente comprensibili, ma non troppo per i derubati, in miseria pure loro! E questo era molto comune. Più il tempo passava più la quantità prevista per ogni prodotto diminuiva. Risultato? Fame - deperimento - malattie con scarse possibilità di cure, pertanto solo i più forti resistevano e chi li ha mai contati come morti conseguenti alla guerra? Chi viveva in campagna, come detto, era abbastanza agevolato perché si nutriva con le erbe dei campi e pane lavorato e cotto nel forno di cui erano dotati tutti i contadini. Ma la farina? Anche quella era razionata perché anche chi riusciva a coltivare il grano in proprio era costretto a portarlo all'ammasso.
Quest'ultimo era composto da magazzini gestiti dalle autorità, dove si ammassavano i prodotti per l'alimentazione, da distribuire ai negozi da vendere razionati, come detto sopra. I controlli erano molto severi e chi non rispettava le regole era punito severamente. Scarseggiando la farina, i fornai usavano farina abburattata, mescolata cioè ad altri prodotti meno cari, a volte anche patate. Chi poteva, si accaparrava i prodotti per venderli al mercato nero a prezzi alti, accessibili solo ai più ricchi. Se, in previsione della guerra, qualcuno, avendone la possibilità, era riuscito ad accantonare una certa quantità di denaro, da tenere ovviamente in casa, l'inflazione dovuta alla guerra ne corrodeva il valore.
Però, lo spirito di conservazione, di cui siamo dotati, ha aguzzato l'ingegno. Il sale scarseggiava? Da noi si faceva bollire l'acqua salata del mare, questa evaporava e in fondo alla pentola rimaneva il sale. Lo zucchero non si trovava? Si facevano bollire le barbabietole da zucchero, che si trovavano ancora in campagna e in fondo rimaneva una sostanza marrone di sapore dolciastro. Non si avevano bicchieri? (ovviamente cosa meno importante, ma mio padre lo faceva) Si rimediava una bottiglia di vetro, vi si avvolgeva una cordicella a circa dieci centimetri dalla base e, afferrandone i due capi, si faceva scorrere velocemente sul vetro. Questo si surriscaldava su una sola circonferenza e gettandovi sopra acqua fredda, la bottiglia si tagliava di netto esattamente in quel punto. La parte bassa della bottiglia si usava come bicchiere. Poi con una cote (pidrela) si smussava la parte tagliente.
Poi, finita la guerra, la ricostruzione e il conseguente benessere.
Filippo Vannini