Il mai dimenticato Vito Milano (1926 - 2011), già Capo Gestione alla stazione di Rimini, ci ha lasciato, fra i diversi incartamenti, uno scritto in cui rievocava ricordi giovanili legati alla vita marina.
Come vola il tempo! Pare ieri, quando bambino, andavo al mare accompagnato dalla mamma, agghindata in quel famoso costume in voga negli anni 30, castigatissimo, nero e bordato da passamaneria bianca, simile a una pesante sottoveste dell'epoca. Erano gli anni della guerra d'Africa e noi piccini, con secchiello e paletta, trascorrevamo le vacanze a scavare buche e a fare castelli di sabbia. I giovani d'oggi non sanno certo farsi un'idea di come siano cambiate le cose negli anni.
Basti pensare che il lungomare iniziava dal Grand Hotel e terminava poco oltre la rotonda (Nettuno), dove ora è piazzale Kennedy. Da quel punto, fino a Riccione, era un deserto di sabbia cosparso di dune erbose dove, con i miei compagni, mi ci divertivo a giocare. Al posto dei maestosi alberghi, che ora troneggiano su tutta la prima linea, allora c'erano graziose ville dai verdeggianti giardini. Su quel tratto di lungomare, si passeggiava in codazzi di biciclette, per chi aveva la fortuna di possederne una, giacché l'automobile era un lusso concesso a pochissimi. Il silenzio era rotto soltanto dagli zoccoli dei cavalli delle carrozze, mentre i giovani danzavano al suono di Com'è delizioso andar sulla carrozzella!
Il turismo non aveva di certo raggiunto i vertici di affollamento degli ultimi decenni, con pochissimi villeggianti stranieri. Questo nonostante Mussolini avesse istituito i treni popolari per favorire il turismo di massa e le colonie per i figli degli operai. Basti pensare che gli ombrelloni, oggi disposti in dieci o quindici file, allora non superavano le due o tre file di tende e la spiaggia non brulicava di quell'ammasso di persone come verifichiamo oggi.
Vito Milano