GUARDANDO I RAGAZZINI DI OGGI

Ho vissuto l'adolescenza tra gli anni cinquanta e sessanta e posso dire di avere trascorso anni felici. Allora non c'era il cellulare, facebook, twitter, tumbir o instagram e quando fra amici dovevamo vederci per giocare citofonavamo a casa del nostro compagno e chiedevamo alla sua mamma se poteva scendere per stare con noi. Non avevamo bisogno di abiti alla moda, tanto li sporcavamo ogni giorno.

Noi, della mia combriccola, siamo cresciuti guardando la TV, seguendo Canzonissima di cui, anche se sono trascorsi tanti anni, ancora sappiamo a memoria le parole delle canzoni. Giocavamo a strega comanda color, nascondino, la bella statuina e un, due, tre e stella. Fino a 14/15 anni non ci interessava nulla dell'altro sesso: eravamo tutti amici. Ci emozionavamo per un bacio sulla guancia.

Costruivamo capanne con tutto quello che trovavamo, giocavamo al cuoco in giardino con terra e fiori. La fantasia era tutto. Non avevamo videogiochi, solo bambole e palloni. Compravamo i fotoromanzi e sognavamo di sposare i protagonisti. Le uniche barzellette che conoscevamo erano quelle di Pierino, Il fantasma formaggino o c'è un francese, un italiano e un tedesco. Non esisteva l'iPod o spotify, c'erano le musicassette che il mangianastri mangiava spesso, e ci toccava poi riavvolgerle con la penna Bic. Vinceva chi lasciava la scia più lunga sgommando con la bicicletta. Quando iniziava a fare buio sapevamo che dovevamo rientrare senza che nessuno ci avvisasse. Guardavamo Heidi e Remy, ufo robot e mazinga.

Eravamo piccoli, ma non ci fingevamo grandi, né vedevamo l'ora di diventarlo. Vivevamo in un mondo dove la sostanza contava molto più dell'apparenza, dove non si pubblicavano le foto dei pranzi su facebook, ma li gustavamo assieme alla nostra famiglia perché questa era tutto. I baci li davamo davvero, non mettevamo le faccine su una bacheca e i ti voglio bene erano sinceri.
Era tutta sostanza non apparenza.

Pompilio Parzanese