STORIA DI SOPRAVVIVENZA

In questi ultimi decenni i Dopolavori Ferroviari Territoriali hanno subito stravolgimenti radicali a causa del subentro di un nuovo sfavorevole e restrittivo ordine che li ha messi a dura prova. I cambiamenti sopravvenuti sono stati di tale portata che diversi sono stati i consigli direttivi DLF che sono andati in crisi, con alcuni che hanno irrimediabilmente alzato bandiera bianca. Peraltro non poteva essere altrimenti quando, in pochi anni, la società FS è passata dal riservare ai DLF un'ampia tutela, una puntuale assistenza e un non indifferente sostegno economico al pretendere, pena il rilascio degli immobili in consegna, esosi canoni d'affitto e la cancellazione perpetua di tante facilitazioni.

È stato un atto che poteva tradursi in una tabula rasa, come peraltro accaduto altrove a similari CRAL di grandi aziende nazionali: postali, elettriche, bancarie, telefoniche... se invece quello della categoria dei ferrovieri ha tutto sommato retto, sembra giusto riconoscerlo, si deve alle capacità manageriali di chi in questi anni ha retto il timone dell'Associazione Nazionale DLF. Questa infatti nei rapporti intessuti con la società FS ha oculatamente operato, su più versanti, instaurando con essa una stretta collaborazione per soluzioni che potessero approdare a vantaggi reciproci.

Così è avvenuto che in primo momento il DLF accettasse di pagare un congruo affitto, con possibilità poi di subaffitto (prima in consegna in comodato d'uso gratuito) per le aree e gli immobili affidati sul territorio nazionale, il cui importo veniva corrisposto proporzionalmente, in base all'entità degli immobili affidati, dai vari DLF territoriali. Successivamente il DLF Nazionale passava a una seconda fase nella quale si proponeva alla società FS per l'acquisto delle sedi DLF e altre aree o strutture FS. Acquisizioni infatti che avvennero progressivamente con la sottoscrizione di mutui che i vari DLF Territoriali interessati dovevano poi onorare.

È stato così che nel giro di una quindicina d'anni il DLF Nazionale ha fatto propri il 60% circa delle sedi DLF. All'appello dell'acquisizione manca ancora il nostro DLF di Rimini; ovviamente la speranza che questo avvenga, almeno per una parte, è sempre accesa. Nello stesso tempo il DLF Nazionale, nel solco della già citata volontà collaborativa, si è accordato con le FS, per offrire tramite i suoi terminali territoriali (per ora 53) l'assistenza necessaria ai ferrovieri ed ex per usufruire delle spettanti concessioni di viaggio. Analogamente la superiore sede DLF procedeva, in tempi recenti, per promuovere l'installazione presso i vari DLF della biglietteria ferroviaria, anche se al momento solo un numero esiguo di DLF si è strutturato per lo svolgimento di tale impegnativo servizio.

Giovanni Vannini