La Pisatura è la trebbiatura arcaica praticata nelle campagne o presso le masserie, sino alla metà del '900, prima della diffusione capillare delle trebbiatrici meccaniche, soppiantate poi dalle mietitrebbiatrici un paio di decenni prima della fine del '900. In questo caso ci troviamo di fronte a una piccola aia, con un cordone di covoni intorno, perché i chicchi di grano non saltino e si disperdano nella terra. Pare un'aia un po' improvvisata, tra le colture promiscue di alberi da frutto sotto cui a volte erano seminati anche i cereali. L'aia è di terra battuta e su di essa sono stati sciolti i covoni per la pisatura; una volta scaldata dal sole, era sottoposta al calpestio degli zoccoli delle bestie: due buoi aggiogati, asino, mulo o cavallo, come in questo caso.

In alcuni paesi, come a Montecalvo Irpino (AV) e Faeto (FG) ho riscontrato che, in questo tipo di trebbiatura arcaica, si adoperava pure, nel caso, un masso largo, piatto e ruvido con un foro al bordo, nel secondo caso una sorta di grossa grattugia metallica con un masso pesante sopra, trainati dalla bestia con una grossa fune ancorata al suo collare. Qui il conduttore guida il solo cavallo in modo che le spighe vengano disfatte, mentre l'assistente d'aia col forcone di legno rivolta e sistema i mannelli per il successivo passaggio - pestatura del cavallo.
Dopo la prima serie di passaggi si rivoltava tutto il grano e si lasciava che il sole di luglio o agosto lo scaldasse bene; si procedeva poi a una nuova serie di passaggi finché i chicchi di grano erano separati dalla paglia che a sua volta risultava abbastanza triturata per essere adoperata come strame per le bestie in stalla o negli ovili. Lo stesso tipo di operazione si faceva anche per l'avena, l'orzo e la segale.
Terminata la pestatura, si procedeva a rimuovere la paglia e poi, adoperando i forconi, si lanciava in aria ciò che era rimasto sull'aia per la ventilazione, che consentiva la separazione dei chicchi di grano dalla pula. Dopo di che si passava alla cernita con il crivello grande, o con quello piccolo, per eliminare i residui di paglia o pula o altri corpi estranei come sassolini o zollette di terra. Una volta riempiti i sacchi di grano e ammucchiata secondo tradizione la paglia, si poteva ritenere conclusa la trebbiatura, che chiudeva il ciclo della coltura del grano, cominciata in autunno con la semina, proseguita con la concimazione e la rastrellatura all'uscita dall'inverno, sarchiatura e mondatura dalle erbacce in primavera, mietitura all'inizio dell'estate e trasporto dei covoni all'aia in prossimità della trebbiatura.
Pompilio Parzanese