UN MIRACOLOSO UNGUENTO

In questo suo scritto Franco Fontemaggi, classe 1930, che trascorse gli anni giovanili nel sobborgo cittadino della Castellaccia, rievoca ricordi d'anteguerra.

In piazza Mercato feci conoscenza di personaggi favolosi che sapevano di magico, di comico, ma soprattutto parlavano così tanto e bene che ti incantavano. Ho conosciuto una coppietta di vecchi, lui con la barba bianca da saggio e lei con il cappellino nero alla tirolese. Vendevano bottigliette di Elisir di lunga vita, un liquido amarognolo che preparavano con erbe raccolte sulle Alpi o in boschi incantati. Un altro vendeva barattolini di grasso di marmotta capace, diceva lui, di guarire lombaggini, la gotta e togliere i calli dai piedi.

Un'estate divenni suo partner: mi mettevo dietro il gruppo di gente che ascoltava a bocca aperta, incantati dalla sua presentazione che terminava pressappoco così: Questa è una vendita dimostrativa, io qui ho soltanto dieci barattoli e solo i primi dieci che leveranno la mano potranno portare a casa questo miracoloso unguento. A questo punto io mi sporgevo in avanti e gridavo: Uno a me. Allora diversi dei presenti, ancora un po' imbambolati e per paura di restare senza, gridavano: Uno a me, uno a me. Poi, dopo mezz'oretta, cambiati i clienti, dalla valigetta dell'ambulante uscivano ancora dieci vasetti, e via a ricominciare da capo.

Un altro venditore ambulante, molto conosciuto per le sue attività politiche, era Ghelfi, padre del noto boxeur. Lui vendeva delle lamette da barba fabbricate dalle famose acciaierie Solingen e, a dimostrazione della loro buona qualità, prima le conficcava in una asse di legno e poi radeva il primo malcapitato disponibile a fare da cavia. Prima della guerra Ghelfi, ma anche altri, Cavalli ad esempio, segnalati politici, nel pomeriggio, finito il mercato, approfittavano dei vari spostamenti per distribuire volantini ostili al regime fascista e tenevano anche vere e proprie riunioni clandestine.

Franco Fontemaggi