Nel 2016, dopo nove anni dal pensionamento, all'età di sessantasei anni, decisi di partecipare per la prima volta alla Val di Fassa Running. Avevo deciso di rimettermi in gioco e misurarmi su una specialità (la corsa in montagna) che avevo praticato nei primi anni di corse podistiche. I risultati che ottenni al termine della settimana di corse non mi avevano particolarmente soddisfatto, così nel 2017 decisi di presentarmi nuovamente alla Val di Fassa Running. La corsa prevedeva cinque tappe dal 26 giugno al 1° luglio con un solo giorno di riposo. I percorsi erano di circa 10 chilometri, con forti salite adatte solo a podisti perfettamente allenati.
Per prepararmi correttamente avevo cominciato già da gennaio ad allenarmi giornalmente, ma solo su percorsi pianeggianti. Al debutto, benché la gara fosse abbastanza dura, ero soddisfatto per come ero giunto al traguardo. La sorpresa arrivò alla seconda tappa quando cominciò a farmi male il ginocchio sinistro; a causa di ciò arrivai al traguardo faticosamente. Nel pomeriggio facevo fatica a camminare, ma non volevo mollare e rinunciare alla tappa della mattina dopo.
Così mi recai in farmacia per cercare di risolvere l'infortunio. Mi consigliarono una pomata che mi avrebbe dato una sensazione di calore attenuando così il dolore. La mattina seguente mi diedi la pomata, erroneamente mi massaggiai e l'effetto fu che mi cominciò a bruciare la pelle e così mi lavai immediatamente. Lessi le istruzioni che dicevano di applicare leggermente la pomata senza massaggiare e così feci. Inoltre avevo comprato due bastoncini che mi avrebbero facilitato le salite molto ripide. La sensazione di calore di questa pomata mi attenuò il dolore e i bastoncini mi aiutarono a superare le difficoltà dei percorsi anche nei giorni successivi. Rimasi soddisfatto per aver completato le cinque tappe anche perché i miei amici mi avevano consigliato di abbandonare per non peggiorare le condizioni del ginocchio.
Al ritorno mi feci visitare da un ortopedico che, visionato gli esami radiologici che avevo fatto, mi diagnosticò che entrambe le ginocchia avevano la cartilagine consumata, derivante dai tanti chilometri percorsi in quarant'anni di corse. La cosa più strana che mi viene in mente di quella esperienza è che mentre ero al ristoro dopo l'ultima tappa, mi si avvicinò un atleta che riconobbi subito: era il vincitore assoluto avendo vinto tutte le tappe, un atleta giovanissimo Celestin Nihorimbere nativo del Burundi. Gli feci i miei complimenti, lui mi sorrise e disse che era la prima volta che partecipava a questa corsa.
Molti gli chiedevano di fare delle foto ricordo con lui, mi guardò e si stupì che io non glielo chiedessi. Incuriosito, fu lui a chiedermi di fare una foto insieme da mandare alla sua famiglia. Gli spiegai che non ero un competitivo, e che avevo partecipato solo per passione amando la montagna e gli splendidi panorami che prevedevano la corsa. Lui insistette e al momento della foto altre persone si aggiunsero a noi, mi ringraziò e mi salutò cordialmente allontanandosi soddisfatto.
Nel pomeriggio mi recai nel bar dove venivano esposte le classifiche degli atleti competitivi e non. Mi incontrai con Massimo Galliano, l'atleta che si era classificato secondo nella classifica finale. Era uno dei favoriti per la vittoria finale, avendo vinto negli anni precedenti per quattro anni di seguito dal 2011 al 2014 questa classica. Specialista di corse in montagna, nel 2000 in Polonia aveva vinto il titolo europeo di questa specialità.
Mi salutò e io rimasi sorpreso perché non lo conoscevo personalmente. Gli dissi che mi aveva scambiato per qualcun altro, ma lui insistette dicendo che si ricordava di me ed era sicuro di avermi già incontrato. Gli risposi dicendo che ero un maratoneta e che avevo partecipato a diverse maratone in Italia. Anche lui mi disse che oltre alle corse in montagna partecipava alle maratone e probabilmente in una di queste mi aveva notato alla partenza perché io avevo l'abitudine di partire sempre davanti onde evitare cadute per il gran numero di partecipanti. Questa esperienza mi ha insegnato che a volte la volontà e la voglia di raggiungere un obiettivo ti permettono di sopportare il dolore e superare qualsiasi difficoltà.
Marino Masini
