FERROVIERE IN PENSIONE

Sono un ex ferroviere, in pensione, di 74 anni. La mia attività ferroviaria si è svolta in prevalenza presso l'Officina Locomotive di Rimini, poi Officina Grandi Riparazioni, in cui girava il detto la ferrovia è il dopolavoro dell'agricoltura. Questa frase così insensata e spiritosa mi è sempre sembrato che riassumesse un po' le vicissitudini della mia vita, anche se nel mio caso andava applicata in senso opposto: ossia l'agricoltura è il passatempo della ferrovia, dato che la ferrovia mi dava lo stipendio (la sopravvivenza) e l'agricoltura era vissuta come hobby.

Il detto però, secondo me, si riferiva ai molti ferrovieri che da contadini avevano vinto il concorso in ferrovia, senza mai abbandonare completamente l'agricoltura, a cui anzi sentimentalmente erano più attaccati.

Agli inizi degli anni Ottanta i piccoli appezzamenti di terreno (in genere vicino ai 1000 metri quadrati) aumentavano di prezzo molto più velocemente dell'inflazione, nonostante questa fosse attestata su valori elevati. Questo perché sia gli ex contadini che avevano trovato occupazione nella fiorente industria e nel turismo, come pure quelli che avevano vinto il concorso per un posto pubblico, sia quelli che erano stati sempre in città, desideravano avere un orto in campagna per respirare l'aria pura e produrre qualche ortaggio genuino nel proprio terreno.

Io sono uno di questi: infatti nel 1981 sono riuscito a comprare un appezzamento di terreno vicino a dove abitavano i miei genitori con mio fratello. Su questo terreno sono poi riuscito a costruire una casa nella quale abito ancora oggi con la mia famiglia. Ora che i miei genitori e mio fratello sono deceduti, ho portato nel mio giardino gli attrezzi base di quell'agricoltura degli anni '50 e precedenti. A quei tempi, data l'assenza dei trattori e di tutti i mezzi che abbiamo oggi a disposizione, tutto veniva fatto solo con attrezzi manuali (vanghe, zappe di vari tipi, falcetti, ecc.) o con mezzi trainati dai buoi e anche dalle mucche, che oltre a trainare il carro (in dialetto chiamato e brocc), tiravano anche l'aratro e la macchina che falciava il grano e il fieno.

Le mucche davano anche il latte e i vitellini. Anche nel mondo animale le femmine sono più impegnate dei maschi! Sia i miei genitori che mio fratello non hanno mai voluto disfarsi dell'aratro e della falciatrice e, anche se ora sono solo dei ferri vecchi arrugginiti, anch'io ho voluto conservarli. Anche perché fino all'età di 14 anni, quando mio babbo è andato a lavorare con una ditta edile e mio fratello è entrato in ferrovia, ho vissuto questa situazione: andare a scuola e aiutare nei lavori dei campi, perché era l'unica attività che ci consentiva di vivere.

Era una vita semplice e povera, ma che ti dava tanti insegnamenti: se era domenica e avevi falciato il fieno qualche giorno prima potevi fare festa solo se il tempo era bello; se c'era qualche probabilità che piovesse, si doveva rimandare la festa e andare a raccogliere il fieno, perché se si bagnava poi si infradiciava e non si poteva più darlo da mangiare alle bestie. Questo è solo un esempio, perché molti lavori in agricoltura sono legati più al meteo che al calendario e ai vari ponti, compresi fra due o più festività, come oggi li conosciamo. Tenuto conto poi che tutti i lavori venivano fatti a mano o con i buoi o le mucche e che quindi avevano dei lunghissimi tempi di esecuzione, soprattutto nei mesi estivi, molte volte anche la domenica si lavorava come gli altri giorni.

Ora, a 74 anni, quando guardo l'aratro e la falciatrice mi vengono in mente tutte queste cose e mi chiedo se i giovani di oggi che, per loro fortuna e soprattutto per l'impegno dei loro genitori e nonni, non hanno visto questo mondo e vissuto i sacrifici che noi abbiamo sopportato, riuscirebbero ad affrontare una situazione del genere. Parole come hobby, tempo libero, ponti festivi erano abbastanza sconosciute.

Infine voglio sottolineare che noi abbiamo sperimentato che la terra, tramite l'agricoltura, può darci tutto ciò che serve per vivere e che la terra ha delle regole scientifiche alle quali non si può sfuggire e che se non si rispettano anche da un punto di vista ecologico, si mette a rischio la nostra sopravvivenza.

Alvaro Dellavalle