UN MONDO RURALE DEL PASSATO

Cominciai a fotografare casini, masserie, taverne e pagliari negli anni '80 del '900. I casini e le masserie di Montecalvo Irpino e dintorni erano stati danneggiati dai terremoti del 1962 e del 1980, erano abbandonati nelle campagne o erano stati abbattuti e ricostruiti in loco, con delle nuove perizie, secondo nuove tipologie abitative. Grazie all'amico e compaesano Giacomino, mi spinsi a fotografare abitazioni rurali antiche sino a Montefalcone e a San Giorgio la Molara, e riscontrammo una sola masseria ancora abitata, come si usava nell'Ottocento, in territorio di Castelfranco in Miscano.

La masseria che più mi impressionò, perché ancora integra quando la fotografai, fu quella di Chippo di Bruno alla Starza, in territorio di Ariano. Tra i casini ricordo bene il Casino turrito di Stiscia alla Marinella, su cui scrissi un testo poetico. Le costruzioni arcaiche dei pagliari erano già sparite e quelle poche che erano sopravvissute, perché avevano i muri in pietra, non avevano più il tetto coperto di stoppie o di canne palustri, ma onduline in ferro zincato, che avevano il pregio di resistere per diversi anni.

Questo era stato anche il destino per il nostro pagliaro di famiglia, che era dell'Ottocento. Trovare un pagliaro autentico sembrava un'operazione disperata se non impossibile, ma ebbi la fortuna che mio zio Felice Cristino, Pannucciéddru, ne scoprì uno in una campagna poco distante dalla stazione ferroviaria di Ariano Irpino, appartenente a un suo amico, il montecalvese Giuseppe Caccese, che lavorava nelle Ferrovie dello Stato.

E fu così che, fissato un appuntamento, ci recammo a casa di questo compaesano e, nell'agosto del 1990, riuscii a fotografare il pagliaro in tutti i suoi aspetti, interni ed esterni, anche perché l'intenzione è sempre di scrivere un saggio breve su questa abitazione arcaica che diventava un rifugio sicuro per i terremotati.

Pompilio Parzanese