VICISSITUDINI LONDINESI E NON SOLO

Il socio Luciano Caldari, sull'onda dei ricordi, in questo suo scritto narra vicissitudini attraversate con amici durante una sua escursione a Londra, nel 1978, dopo avere assistito a una partita della Nazionale Italiana.

Usciti dallo stadio, ci recammo all'appuntamento fissato con l'amico che ci ospitava, ma non trovammo né lui tantomeno le chiavi per entrare nell'appartamento! Cominciammo a gironzolare nelle vicinanze pensando a un suo ritardo. Sopraggiunse una certa stanchezza e con l'arrivo delle ore piccole della notte si cominciava ad accusare anche tanto freddo.

Nel frattempo incrociammo un'auto della polizia con due agenti a bordo che ci avevano già notato in precedenza, ci fermarono e ci chiesero il perché del nostro girovagare. Spiegammo chi eravamo e il motivo della nostra presenza in strada a quell'ora di notte. Guardandoci meglio attorno, notammo quello che poteva essere un piccolo hotel e decidemmo che bisognava provare, sentire se ci fosse la possibilità di un pernottamento. Suonammo il campanello e dall'interno, spostando appena la tenda di una finestra, una vecchia signora ci apostrofò subito dicendo di andare via che non c'era nessun posto libero.

Ritornammo ancora nei pressi della casa dove avevamo le stanze per dormire, ma dell'amico nessuna traccia. Al contrario sempre l'auto della polizia che ci tallonava a debita distanza. Questa volta però gli agenti decisero di intervenire. Dissero di seguirli che ci avrebbero pensato loro. Lasciammo un biglietto appeso al portone della casa dell'amico avvisando che eravamo al distretto di polizia nel caso qualcuno venisse a cercarci.

I poliziotti ci fecero entrare in una stanza con al centro un grande tavolo, un paio di sedie e uno sgabello. Chiusero la porta e se ne andarono. Era la camera di sicurezza dove chiudevano i loro ospiti! Vi era un caldo infernale, specie per noi che venivamo dal freddo della notte. Tre sedettero appoggiando la testa sul tavolo, io e Luigi ci sedemmo per terra appoggiandoci al muro. Stremati ci addormentammo tutti in poco tempo.

A un tratto fummo svegliati da un forte rumore. Aprii con fatica gli occhi e vidi Giancarlo, caduto dalla sedia, stramazzato a terra, non dava segni di vita. In pratica era accaduto che nella stanza, colpa del troppo caldo e della nostra presenza, era venuto meno l'ossigeno! Paolo e Nevio presero Giancarlo sottobraccio e lo portarono fuori all'aperto, anch'io e Luigi visibilmente rintronati andammo a prendere aria, a riprendere fiato. Rientrammo tutti senza che i poliziotti si accorgessero dell'accaduto.

Dopo poco arrivò il nostro amico che, trovando il biglietto che avevamo lasciato, ci venne a recuperare. Giancarlo, ancora abbastanza frastornato, come un automa si infilò in auto senza dire parole, fu portato per primo subito a casa. La mattina seguente disse di non ricordare assolutamente nulla dell'accaduto. In mattinata dopo colazione ci recammo in stazione per iniziare il viaggio di ritorno prendendo con buon spirito tutto l'accaduto della nostra due giorni londinese.

Giunti a Parigi, per salire sul treno che ci avrebbe portato a Milano ancora un episodio che sarebbe potuto rivelarsi molto spiacevole. Fui infatti avvicinato da un giovane sconosciuto, dall'aspetto nord africano, che cercando di essere disinvolto mi chiese se fossi di nazionalità turca e quale era la mia destinazione, poi mi disse che anche lui era diretto a Milano, che non aveva prenotato il posto e che quindi si sarebbe dovuto sistemare alla meglio, infine mi domandò, visto che avevo un bagaglio molto ridotto, se gli potevo custodire la valigia che poi gli avrei riconsegnato a Milano. Rifiutai subito e raccontai l'accaduto agli amici.

Viaggiammo in cuccetta tutta la notte e ci svegliammo alle prime luci del mattino con il treno fermo, mentre si sentiva un certo trambusto provenire dal marciapiede. Eravamo giunti alla frontiera della Svizzera con l'Italia, scostai il tendino del finestrino e sbirciando fuori vidi il tipo incontrato alla stazione di Parigi in mezzo ad alcuni poliziotti uno dei quali trascinava la famosa valigia. Chi fosse quel tizio e cosa contenesse il suo bagaglio era anche troppo facile immaginare. Ma guarda te cosa mi sarebbe potuto capitare, pensai!

Di quel viaggio ne parlammo poi con gli amici colleghi tante volte, scherzandoci sopra; qualcuno di loro mi chiede ancor oggi ridendo se per caso sono turco! Per la cronaca quel mondiale di calcio fu vinto dall'Argentina che batté in finale l'Olanda. L'Italia finì quarta, sconfitta dal Brasile.

Luciano Caldari