UNA CRONISTORIA DLF

Il Dopolavoro Ferroviario (DLF) si avvia a celebrare nel 2025 la ricorrenza del centenario della sua fondazione. Nei DLF i Presidenti delle sezioni territoriali che in quest'arco di tempo si sono succeduti, sono sempre stati di nomina aziendale, così fino al 1961; in quell'anno vi fu la cosiddetta svolta democratica e i membri dei Consigli Direttivi DLF Territoriali divennero espressione diretta del voto dei soci ferrovieri e pensionati FS. A loro volta, gli eletti in tale organo nominavano il Presidente e le altre cariche previste dallo Statuto. Rimasero però di prerogativa aziendale le nomine dei componenti il Collegio Sindacale e di alcuni consiglieri, fra cui il cassiere economo. Poi, dal 1995 con nuove disposizioni, tutti i consiglieri furono eletti direttamente dai soci.

Durante il mio servizio ferroviario e nel Dopolavoro ebbi modo di conoscere i Presidenti del DLF Rimini, quelli della fase democratica. Il primo Presidente di questa serie fu Sergio Spina. Il mandato della sua presidenza riguardò gli anni '60 e metà '70. Ricordo che lo incontrai per la prima volta nel marzo del 1966, a Genova, dove prestavo servizio, presso la sede del DLF di quella città. Aveva accompagnato un gruppo di soci del DLF Rimini che partecipava a un concorso di pittura, (il DLF Rimini organizzava allora, fra il novero dei suoi gruppi, anche quello delle arti figurative).

A questa presidenza si deve in modo rilevante la rinascita, dopo le distruzioni belliche, del DLF a Rimini. A questo scopo, per realizzare ambiziosi progetti di ricostruzione, si misero in campo le poche risorse disponibili, contando però su un congruo e decisivo prestito accordato dalla Sede Centrale DLF. Furono così costruiti: nel 1969, la palazzina uffici con al pianterreno gli spogliatoi tennis, e il Cinema Settebello. Quest'ultima struttura fu progettata e realizzata in una veste sorprendentemente nuova, almeno rispetto ai canoni ordinari dei cinema fino allora presenti in città.

Questo connubio di modernità e originalità dell'edificio, nonché della sala ad anfiteatro, risultò indovinato, vincente, anche perché a sussidio dello stabile furono realizzati ampi parcheggi allo scopo di favorirne la frequentazione. Ciò si tradusse in un successo che per decenni lo vide, a livello di incassi, primeggiare incontrastato fra le sale cinematografiche cittadine. Ciononostante, il Presidente Spina, qualche anno dopo, nel tentativo di alleggerire il DLF dai tanti debiti accumulati, indisse un referendum fra i ferrovieri per passare dalla gestione diretta del cinema all'appalto. Da quelle votazioni uscì però sonoramente sconfitto, deluso, amareggiato, gettò la spugna dimettendosi.

Gli subentrò, dal 1976 al 1980, Giuseppe Bugli, la cui presidenza si pose come obiettivo primario quello di attenuare il debito di bilancio, compito gravoso, ma almeno in parte riuscito. Nonostante le citate difficoltà economiche del periodo, fu di quegli anni l'inaugurazione di un sesto e ultimo campo da tennis. Giuseppe Bugli, al termine del suo mandato, assunse incarichi sindacali e passò il testimone della presidenza a Tiziano Giulianelli che guidò il DLF dal 1981 al 1992.

Nel merito mi astengo da troppi commenti perché lo affiancai in quegli anni come cassiere economo. Tutto sommato però lo ritengo un periodo di assestamento con lo sviluppo delle attività e delle strutture (bocciodromo coperto, tensostruttura tennis, sopraelevazione dell'edificio mensa/circolo bar, chiosco bar estivo, ampliamento fabbricato dei gruppi, ecc.).

Nel 1993 gli successe Carlo Costantini che rivestì la carica per un solo anno perché, usufruendo dei benefici offerti dalla legge, lasciò il servizio ferroviario anticipatamente. Anche con il mandato di questa presidenza fui chiamato a ricoprire l'incarico di cassiere economo. L'organo dirigente, il Consiglio Direttivo, si pose come obiettivo primario di migliorare la situazione economica, trovando in questo nel Presidente un tenace, caparbio e determinato assertore. Si presero così decisioni che diedero ossigeno alle casse DLF. Di queste ricordo, fra le più rilevanti, l'abbandono della gestione diretta della mensa di via Roma, che allora accusava un pesante deficit di bilancio, appaltandola alla CAMST, nota sigla in campo nazionale della ristorazione, che tuttora la gestisce. Operazione dalla quale si ricavò un significativo, immediato e sicuro introito annuo.

Quando poi Carlo Costantini rassegnò le dimissioni, e rimase comunque consigliere, mi indicò al Consiglio Direttivo per subentrargli nella carica. Era il gennaio 1994 e da allora, conferma dopo conferma, dopo le elezioni del 1995, 1999 e 2008, sono ancora a occupare quello scranno in attesa di nuove elezioni che da troppi anni tardano a venire, per essere così sostituito.

Giovanni Vannini