UN BAGNO FUORI PROGRAMMA

Mario Macina, già ferroviere alle Officine di via Tripoli, personaggio politico che negli anni Cinquanta ricoprì la carica di segretario cittadino del partito socialdemocratico, ha lasciato alcune testimonianze su fatti avvenuti in città negli anni '30 del secolo scorso.

In piazza Cavour, a lato della fontana che i vecchi riminesi chiamavano la funtena di treg cannel (la fontana dalle tredici cannelle), vi era una grande vasca, chiamata albio, che serviva come abbeveratoio per i cavalli. Oggi quell'albio, coronato da due colonne, si trova a Santarcangelo in via della Costa, utilizzato come bacile di fontana pubblica, dove fu collocato subito dopo il secondo conflitto mondiale.

A Rimini, in occasione della festa nazionale, fu dato uno spettacolo pirotecnico cui seguì, come finale, un bombardamento che provocò un forte panico e un fuggi fuggi generale perché i razzi cadevano nella zona ove era stipato il pubblico. L'organizzatore dello spettacolo era un certo Mescavi, il cui nome passò poi fra le espressioni dialettali riminesi col detto: Com i fogh ad Mascavi (come i fuochi di Mascavi), come per dire una cosa riuscita male e pericolosa.

Finita la sparatoria, alcuni giovani andarono per scherzo a congratularsi con Mascavi, lo sollevarono di peso e lo portarono in giro per la piazza. Mescavi aveva interpretato il gesto dei giovani come segno di ammirazione per la riuscita dello spettacolo e si affannava a dire: Trop unor ragaz, trop unor (troppo onore, ragazzi, troppo onore). Senonchè arrivati vicino all'albio, lo buttarono dentro, e Mescavi si trovò con l'acqua sino alla gola ed ebbe il suo da fare per tirarsi fuori.

Mario Macina