LADRUNCOLO DI PERIFERIA

Il socio Benito Colonna, classe 1937, già macchinista FS, nativo e residente a Rivabella, frazione di Rimini, ricorda, dei suoi tempi giovanili, metà anni '50, un personaggio con un certo, sgradito, vizietto.

A Rivabella viveva una coppia singolare in un mondo di singolari: (Giarin e la Gnesa), Agnese. Ebbene vi racconterò di loro. Giarin, da quel che mi ricordo, era un uomo senza età, o meglio, io l'ho visto sempre anziano, alto circa un metro e sessanta, ben piazzato, col sorriso e la battuta sempre pronti. Che lavoro svolgeva? Non l'ho mai visto lavorare, ma sempre bere del gran vino. Quando se ne tornava a casa, dopo essere stato all'osteria in compagnia della combriccola dei suoi simili, ubriaco com'era. Povera Agnese! Per un nonnulla erano botte da orbi.

Qualsiasi cosa restasse incustodita, state pur certi che si attaccava alle mani di Giarin, e se il cancello di una recinzione fosse rimasto aperto, il gioco sarebbe fatto. Erano furtarelli di poco conto e perciò, quando veniva scoperto, riusciva sempre a ottenere il perdono. Da tutti gli abitanti del posto, che lo conoscevano, la sua mania era ormai considerata una consuetudine. Con la sua risatina accattivante prendeva pure per i fondelli; si scusava dicendo: La roba mica la rubo, la sposto solamente. Era talmente maldestro che rubacchia di qua, rubacchia di là, dimenticava la provenienza del materiale tanto che magari veniva a offrirti per una piccola somma ciò che qualche giorno prima ti aveva sottratto.

In quel tempo nelle case di periferia normalmente si allevavano polli e conigli per il fabbisogno della famiglia. Il guaio era che ogni tanto nottetempo i conigli prendevano il volo senza lasciare traccia. Chi era il furbacchione? C'erano dei sospetti abbastanza fondati, ma nessuna certezza su chi spostava gli animali. Il tempo passò e il nostro Giarin, arrivato alla venerabile età di oltre ottant'anni, (dichiarandosi ormai in pensione), certo di essere ormai immune ai castighi delle sue vittime confessò che il topolino era lui.

Gli chiesi allora di togliermi una curiosità: Perché mai spostava i conigli e non i polli? Mi spiegò che qualche volta aveva spostato anche dei polli, ma solo nel caso di impellente necessità, altrimenti evitava, era una questione di prudenza. Ancora non capivo. Allora lui con una punta di soddisfatta malizia, mi spiegò: Come ben sai, i polli se si spaventano fanno un baccano d'inferno, puoi essere scoperto e allora addio lavoro. I conigli invece, quasi muti, basta manipolarli con delicatezza nel metterli nel sacco e il gioco è fatto. Gli domandai come mai spesso, troppo spesso, avesse fatto questi furti. Rispose: All'osteria mica ti danno da bere gratis, il vino devi pagarlo, così per procurarmi il denaro necessario mi dedicavo con impegno e scrupolo professionale a questo genere di lavoro.

Benito Colonna