PARATORI

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, già Capo Stazione Superiore, ricorda un mestiere che nell'anteguerra era piuttosto praticato, quello dei paratori. Ovvero gli accompagnatori di bestiame che richiedeva, per portarlo a buon fine persone forti e decise.

Paratori, così erano chiamati uomini specializzati incaricati ad accompagnare i trasferimenti, lungo le strade, delle più svariate razze animali. Erano tipi decisi, portavano sulle spalle una corda che usavano legare al collo dell'animale per condurlo per le vie. Trasferivano il bestiame dai vagoni in stazione alle stalle e viceversa, al mattatoio e in altri luoghi opportuni come il Foro Boario e il mercato. Paratori perché paravano gli eventuali colpi sferrati da animali riottosi. Occorreva coraggio per entrare in un carro pieno zeppo di grandi animali slegati, loro lo avevano.

Fra questi si distingueva l'esperto Chichin a Frampul (Forlimpopoli), tanto ardito quanto buono, senza famiglia, barba bianca ispida, con capparella, fumava la pipa di terracotta, accompagnato dal suo cane di nome Lela, dormiva in uno stallatico in compagnia dei pidocchi; era sempre al verde perché si svuotava le tasche regalando tutto alle famiglie povere. Alla Pircia, donna bisognosa con bambini che si scherniva ad accettare diceva, con umile gesto nobile da Re: Tulì e pen pi vost fiul (prendete il pane per i vostri figli).

Questi gesti generosi lo resero indimenticabile ai contemporanei. Seppur malmesso e non pulito, era accettato da tutti, poteva contare sul prossimo che gli portava rispetto. Chichin, chissà come sei finito?

Virginio Cupioli