BREVE STORIA DEL DLF
ANTEGUERRA

Il socio DLF Albertino Pari 1924 - 2000, nel 1993 scrisse, dopo avere attinto da fonti diverse, una sua breve storia del Dopolavoro Ferroviario di Rimini. Per ragioni di spazio queste memorie sono state divise in due periodi: anteguerra, qui pubblicato, e dopoguerra, rinviato alla prossima uscita del giornale.

Il Dopolavoro Ferroviario nacque nel 1925 come Opera Nazionale Dopolavoro per promuovere istituzioni atte a elevare fisicamente e spiritualmente i lavoratori di tutte le qualifiche nelle ore libere. Con l'ascesa al potere del regime fascista, fu posto alle dirette dipendenze del Governo. Rimini, che aveva nel suo perimetro un forte contingente di ferrovieri sparsi fra Officina Locomotive, Stazione, Deposito Locomotive, Deposito Personale Viaggiante, Impianti Elettrici, Cantonieri, non poteva non avere il suo Dopolavoro.

La sua nascita risale al 1927, con la prima sede nel centro storico in via Serpieri nei pressi dell'attuale COIN. Quella, però, non era certo la sua sede naturale, perché la massa dei ferrovieri operava intorno alla stazione ferroviaria. I dirigenti alla direzione del Sodalizio, funzionari delle FS, dovevano essere ben accetti al partito fascista. Sostenuti dal regime, riuscirono poi a fare erigere la sede su terreni di proprietà delle ferrovie in via Roma, in un appezzamento di terreno rimasto libero dopo la costruzione dell'Officina Veicoli avvenuta a fine Ottocento.

L'area in cui fu costruita la prima stazione di Rimini era terreno agricolo; il fabbricato tutt'oggi adibito a mensa era la palazzina del proprietario, mentre la casa del contadino è quella ai nostri giorni adibita a sala riunione gruppi. Nell'area rimasta libera tra via Roma e lo scalo ferroviario fu eretto il primo edificio sociale con numero civico 34. Una sede alla quale non mancava nulla: in un fabbricato sul lato rivolto verso Sud, a piano terra, vi era il bar con sala gioco e spogliatoio, al piano superiore la sala biliardi, biblioteca, uffici del DLF; nell'ala lato Nord vi era la sala cinematografica, munita di platea, galleria e palcoscenico. Le proiezioni si facevano il sabato e la domenica, mentre il palcoscenico e camerini erano usati per spettacoli di varietà e commedie da una compagnia del dopolavoro.

Per accedere alla sede, si passava da un ponticello, posto sulla fossa Patara che attraversava la città e finiva nel fiume Ausa, ricoperta alla fine degli anni Sessanta del dopoguerra. Negli spazi ora occupati dall'A.C.I. erano stati costruiti due campi bocce, mentre quello di calcio fu rimediato demolendo alcuni capannoni dell'Officina Veicoli; sotto l'annessa tribuna, vi trovarono posto gli spogliatoi. Detto campo però aveva le dimensioni minime consentite dal regolamento, tanto è vero che lo chiamavano scherzosamente la scatoletta.

Nei miei diretti ricordi gli spettatori popolari trovavano posto fra le due reti: una che recintava il campo e l'altra che divideva il tutto dai veicoli. La squadra di calcio dei ferrovieri, così la chiamavano i riminesi, ebbe grande splendore negli anni 1929-30-31-32-33. Da un giornale datato 19 luglio 1933, Il Calcio Illustrato, nella rubrica squadre, squadrette, speranze è riportata una fotografia di una squadra di calcio con sotto scritto: La squadra del Dopolavoro Ferroviario di Rimini, campione emiliano di seconda divisione; in 24 partite disputate ha segnato 82 goal, subendone solo 21. Questo dimostra la qualità della squadra.

In quegli anni il tifo sportivo si divideva fra le due squadre riminesi (oltre al Dopolavoro, c'era la Libertas) e le partite di campanile erano molto sentite. All'apice della sua gloria, nel 1933, la squadra fu sciolta... ragioni di bilancio? Così il campo venne dato in uso a due società di squadre giovanili locali. Nei mesi estivi il campo da gioco era trasformato in arena, usando la tribuna e una parte del campo, sulla quale era installato uno schermo, per proiettare film.

Ritornando al fabbricato Casa Padronale, va ricordato che per alcuni anni fu adibito dalle FS ad abitazione per i ferrovieri reperibili, poi nel 1935 questo personale fu traslocato e fu creata la prima mensa del Dopolavoro. Il primo gestore fu Luigi Sensoli (detto Bigin) figura allora rinomata nella ristorazione riminese. A monte della mensa fu costruito un campo da tennis (anche a quel tempo tale gioco era in voga).

Il primo presidente del Dopolavoro Ferroviario fu Ezio Dominici, funzionario FS. Altro personaggio di quel tempo era Peppino delle anell (degli anelli) per le sue dita ingioiellate, di nome Conterno, che aveva il compito di maschera al cinema. Si ricorda di lui che a ogni goal della squadra del Dopolavoro era solito bere un buon bicchiere di vino: in un incontro con la Spim di Migliarino, in cui il Dopolavoro Ferroviario vinse 12 a 0, ne bevve per l'appunto 12.

La guerra, con il suo potenziale distruttivo, rese tutto lo spazio un mucchio di macerie e di enormi crateri che, quando pioveva, diventavano piccoli laghi; poi, a guerra finita, furono riempiti dai detriti provenienti dalla città che aveva subito la stessa sorte.

Segue

La Redazione

Anno 1933 la squadra di calcio DLF, colori rosso/neri.
Da sinistra: Zannoni, Betti, Varoli, Campagnoni, Fabbri, Arduini, Girolometti, Patarello, Neri, Bianchi, Boari, Crociati (Tecnico), Sarti (Allenatore assente).