Il socio Benito Colonna (Toni), classe 1937, pensionato FS, nato nella frazione di Rivabella, ripercorre momenti della sua adolescenza (attorno agli anni 1948- 1955); in questo caso ricorda un suo frequente diversivo: la pesca nei fossi, che aveva anche lo scopo di procacciarsi qualche alimento extra.
Sistemi per la pesca nei fossi ce n'erano diversi; il più divertente era quello con la mazzacchera (filza). Consisteva nel procurarsi un abbondante quantitativo di lombrichi che poi si infilzavano da testa a coda con un ago confezionato con la saggina, a cui era legato un doppio filo da cucire; se ne facevano dei cerchi attorno a quattro dita di una mano, si legava il malloppo così ottenuto a uno spago lungo cinquanta centimetri circa e legato a una corta canna da fagioli: così la lenza senza amo era pronta.
Al calar del sole, quando le anguille cominciavano la loro caccia, si partiva per il posto dove si trovava il fossato che avevamo scelto, portandoci dietro oltre alla lenza anche un ombrello ormai in disuso per piazzarlo aperto e capovolto sull'argine del fossato. Dopo aver calato la mazzacchera sul fondo, iniziava la trepidante attesa. Le anguille uscivano in pastura all'imbrunire e continuavano la loro attività per poco meno di due ore.
Normalmente l'attesa era breve prima di sentire trascinare via il filo con l'esca. Erano piccoli strattoni che facevano gioire: l'anguilla aveva il verme in bocca. Era il momento! Si estraeva con delicatezza la lenza dall'acqua. L'anguilla, stringendo in bocca il lombrico e non volendo lasciarlo, restava agganciata con i suoi dentini al filo. Estratta dall'acqua, restava così appesa alla lenza per pochi attimi, pochi, ma sufficienti per portare la lenza, e lei appesa, sull'ombrello dove, mollando la presa, cadeva e, per quanti tentativi facesse, non riusciva più a fuggire. Era pressoché pronta per la padella
.Per non dimenticare poi la pesca notturna con la lampada ad acetilene. Fino agli anni Cinquanta era facile reperire il carburo che occorreva per ottenere il gas infiammabile da utilizzarsi in questo tipo di lampade. Si poteva acquistare in qualsiasi ferramenta. Si andava per rane che, abbagliate dalla luce chiara, rimanevano immobili a farsi acchiappare con le mani... oppure si partiva armati di fiocina e le prede erano normalmente anguille e tinche.
Benito Colonna