IL TRENO 152

Ogni treno ha un proprio numero di identificazione originato dalle caratteristiche dello stesso, che sono date dal compartimento di origine, la categoria del treno e un numero progressivo. I treni con numero pari viaggiano dal Sud al Nord, e viceversa. Il treno 152 era un treno direttissimo proveniente da Lecce e diretto a Milano. Io ho un amico, Chino, con il quale abbiamo condiviso molte cose, tra cui gli studi. Insieme siamo stati assunti in ferrovia nel 1957, con conseguente corso di otto mesi, poi qualifica da aiuto macchinista.

Nel 1962, dopo il servizio militare, viaggiavamo come aiuto macchinista nel turno muta di Bologna C.le, ovviamente in giornate diverse. In questo turno, insieme a tanti altri treni, era compreso il treno viaggiatori direttissimo 152 da Bologna a Milano. Da Ancona a Bologna veniva effettuato dal personale di Ancona. Noi, essendo pendolari (residenti a Rimini e in servizio a Bologna), quando dovevamo effettuare detto treno, davamo la nostra presenza al Capo deposito distributore di Bologna, salivamo in vettura sullo stesso a Rimini (ore una di notte circa), per poi a Bologna dare il cambio al collega di Ancona.

Il giorno 8 Marzo 1962, per questo servizio era di turno Chino che era salito in vettura a Rimini circa alle ore una, con il compito di effettuare il treno da Bologna a Milano... ma a Bologna non giunse mai. Infatti, giunto nella stazione di Castel Bolognese alle ore 1.56, il treno deragliò sugli scambi d'ingresso. Vi furono 14 vittime e oltre 100 feriti. Il locomotore e le prime vetture si ribaltarono. Chino si trovava su quella in cui vi fu il maggior numero di morti e lui si salvò.

Mi raccontò poi di aver ceduto lo strapuntino, che aveva occupato fino alla stazione di Faenza, a un anziano signore che in quella posizione fu colpito da una rotaia divelta che aveva sfondato il pavimento. Lui, trovandosi in piedi all'atto del deragliamento, ebbe l'istinto di afferrarsi al volantino del freno a mano presente su tutte le vetture e così si salvò. L'anziano signore purtroppo morì.

Io mi trovavo a Bologna, in attesa di un treno che mi riportasse a Rimini dopo aver effettuato il mio servizio di turno. Ovviamente la linea fu bloccata in entrambi i sensi. Appena saputo del fatto, ho pensato a Chino, che sapevo essere su quel treno. I telefoni erano attivi, per cui lui avrebbe subito dovuto telefonare al capo deposito di Bologna dove io mi trovavo. Ma Chino non si faceva sentire, per cui pensammo al peggio. Finalmente dopo un paio di ore telefonò. Era riuscito a uscire in stato di shock dalla vettura ribaltata e per tutto quel tempo aveva continuato a gironzolare nel piazzale pieno di gente intenta ai soccorsi, senza rendersi conto dove fosse.

Ci mise del tempo a riprendersi. Fu dichiarato inidoneo al viaggio e collocato in ufficio. Quando riuscirono a liberare un solo binario tornai a casa e, passando a passo d'uomo da Castel Bolognese, vidi il disastro che conservo nitidamente nella mia memoria: una fila di vetture sparse su due o tre binari, di cui alcune ribaltate e parzialmente contorte, e il locomotore staccato, avanti di una decina di metri.

PS. I macchinisti si salvarono. Il primo macchinista fu condannato. La causa del deragliamento fu subito chiara. Per quanto riguarda la responsabilità, risultò multipla, ma preferisco non parlarne.

Filippo Vannini

1962 - Castel Bolognese, disastro ferroviario.