In questo racconto Elio Biagini (1923 - 2005), già ferroviere e sindaco revisore DLF, ricorda alcuni eventi legati alla sua Viserba e svoltisi negli anni che precedettero il secondo conflitto mondiale
Il fascismo governava incutendo al popolo una forte apprensione e tanta paura. Ricordo che nel periodo estivo, prima della guerra, a Viserba, nella villetta rossa dove oggi c'è l'albergo Acqua Marina, arrivavano in estate bagnanti speciali: erano i famigliari dell'On. Matteotti, esempio di fermezza morale e politica, che affrontò il fascismo senza mai esitare nel denunciare gli atti di violenza. Pagò con la vita il coraggio di questa sua azione.
La famiglia Matteotti era sorvegliata speciale; perciò quando qualche suo componente si muoveva dalla città di residenza, doveva preventivamente darne avviso all'autorità di pubblica sicurezza che provvedeva ad assegnare una scorta. Quando questa famiglia era a Viserba, mi dava la sensazione che fosse come chiusa in prigione: le finestre della villa erano sempre chiuse mentre attorno vigilavano persone guardinghe e taciturne; non ci si poteva avvicinare alla recinzione perché con ordine perentorio facevano allontanare. Quando qualcuno della famiglia Matteotti voleva fare un giro in mare con il moscone, era sempre accompagnato da un bagnino mentre i sorveglianti lasciavano la riva e seguivano con un altro moscone.
Ricordo altresì l'entusiasmo che coinvolse tante piazze d'Italia all'annuncio, il 5 maggio 1936, della conquista, da parte dell'esercito italiano, dell'Etiopia e l'immediata incoronazione del Re Vittorio Emanuele III a Imperatore anche di questo stato africano. A Viserba una folta folla di cittadini diede luogo a un grande corteo con alla testa una figura che rappresentava il Negus (l'imperatore deposto), che era stato incatenato con collane di salsicce. Il Negus era interpretato da un marinaio, Vanin Neri, che per la carnagione dovuta al lavoro che svolgeva (pescatore e riparatore di reti), sembrava un uomo di razza nera e perciò indicato a quel ruolo; perché non ci fossero dubbi sulla razza, era stato anche strofinato abbondantemente con del carbone.
In testa al corteo il sosia del Negus era seduto su una grande poltrona, portata da quattro persone. Da allora Vanin venne soprannominato e Nir. Il corteo si diresse verso via Milano dove si trovava un ampio capannone e lì tra canti, balli e sbronze si festeggiò l'avvenimento. Ricordi di allegria che vennero ben presto deposti in un cassetto perché la realtà era invece piena di tristezza e di tempi durissimi da affrontare per molte persone che avevano difficoltà a sbarcare il lunario.
Elio Biagini