LA FORZA DI VOLONTÀ

Il corso della vita può sempre cambiare quando meno te lo aspetti, ed è quello che è capitato al mio amico Nevio; è stato un episodio che mi ha colpito profondamente e che mi ha convinto a descrivere quello che gli è successo. Ho conosciuto Nevio Foschi nel 1992 quando stavo organizzando un gruppo per partecipare alla maratona del Piceno (Servigliano), al quale lui aderì con entusiasmo.

La storia di questo podista, che ogni domenica corre insieme a me, mi ha sorpreso e fatto riflettere, e voglio raccontarvela. I suoi non sono dati cronometrici da grande campione, ma la sua voglia di vivere lo ha portato a superare una situazione che al primo impatto sembrava impossibile. Iniziò tutto nel Maggio 1983 quando subì un incidente gravissimo mentre tornava a casa in motorino dopo aver trascorso un pomeriggio in discoteca. Venne investito da una macchina e il suo cuore smise di battere per pochi istanti, sufficienti per provocare danni gravissimi alle cellule motorie del suo cervello, inoltre si era formato un ematoma all'encefalo.

Ricoverato d'urgenza, venne operato e a causa dei danni subiti gli diedero una prospettiva di un futuro sulla sedia a rotelle. Per circa tre mesi è rimasto paralizzato, poi, come lui racconta, si è verificato un miglioramento.

Dopo l'incidente avevo difficoltà a muovermi, le gambe non mi sorreggevano, cadevo continuamente; secondo i medici avevo subito un grave danno al sistema nervoso e questo andava stimolato perché quella parte addormentata ricominciasse a funzionare. Ricominciai piano piano a muovermi, facendo all'inizio pochi metri, finché i metri che riuscivo a fare senza cadere aumentarono di giorno in giorno e a Settembre del 1991 mi presentai per la prima volta alla maratona del Mugello. Mi resi conto solo all'arrivo che ero riuscito a percorrere 42 km da solo senza avere nessun problema: la mia soddisfazione fu enorme.

Questa esperienza mi ha spinto a impegnarmi e allenarmi ancora di più e in seguito ho partecipato ad altre sei maratone finché nel 1993 ho raggiunto il massimo riuscendo a portare a termine la Firenze - Faenza, la cento chilometri del Passatore, un percorso molto impegnativo con salite e discese che solo con un'ottima preparazione si riesce a completare. Pensando che dieci anni fa ero su una sedia a rotelle con la prospettiva di rimanerci per tutta la vita, la soddisfazione di essere riuscito in una gara così difficile è stata ancora più grande. Ciò mi ha insegnato ad amare la corsa, questo sport grazie al quale sono ritornato a vivere e senza il quale avrei potuto restare fermo per tutta la vita.

Ho partecipato con lui a diverse maratone (Servigliano, Firenze, Venezia e Torino) e l'ho sempre visto affrontare queste gare in allegria e con la preparazione e la consapevolezza dei suoi mezzi. L'unico inconveniente che è rimasto dopo l'incidente è che i medici in quel frangente hanno eseguito un procedimento di ipotermia terapeutica per abbassare la temperatura corporea in modo da limitare i danni cerebrali conseguenti all'arresto cardiaco e quindi il suo corpo si è abituato alle basse temperature. Quindi, d'inverno, quando tutti si coprono per il freddo lui si presenta alle corse podistiche indossando solo una canottiera.

Marino Masini