RICORDI DEL PERIODO BELLICO

L'ex-ferroviere Elio Biagini (1923 - 2005), ex-sindaco revisore al DLF, in queste memorie raccolte dal figlio Roberto ricorda momenti della sua giovinezza, trascorsi nella natia frazione di Viserba. Qui si sofferma su fatti avvenuti nei primi anni quaranta.

L'Italia aveva invaso la Grecia e l'Albania, e nell'Africa settentrionale le sue truppe stavano marciando verso l'Egitto. I bollettini di guerra esaltavano le conquiste dell'esercito italiano e il popolo era chiamato a immensi sacrifici. Ad ogni famiglia era stata consegnata una tessera annonaria con la quale si andava a fare la spesa per avere pane, olio e generi alimentari di prima necessità. Ad ogni prodotto ritirato si doveva consegnare un bollino.

Ciò che passava il regime alle famiglie era sufficiente solo per una persona, perciò fioriva il mercato nero gestito da persone senza scrupoli, dove si trovavano generi di prima necessità a prezzi esorbitanti, che poche persone potevano permettersi. Diversi di questi individui sono in poco tempo diventati ricchi.

Mio babbo lavorava nel lanificio di Viserba (ex corderia), nel periodo della raccolta del lino; con altri operai veniva inviato, con carri trainati da robusti cavalli, a Lagosanto e a Cavarzere. In quei paesi si fermavano per diverso tempo e per avere notizie dovevano scrivere; ma non tutti erano provetti scrivani, perciò con poche righe ci rassicuravano del loro stato di salute. Apprendevamo che a loro il cibo non mancava e le anguille abbondavano mentre a casa il cibo scarseggiava.

Nelle lettere ricevute ci informava anche che ogni tanto lui e i suoi compagni riuscivano a caricare sul treno, oltre alle fibre di lino, anche alcuni sacchetti di patate e di fagioli e ci faceva sapere il numero del carro dove era nascosta la preziosa merce. Quando i carri arrivavano a Viserba, senza farmi vedere da nessuno, andavo a controllare il numero dei carri e quando avevo trovato quello giusto facevo un segno. Poi andavo di corsa a casa e avvertivo la mamma che per un po' di giorni avremmo mangiato abbondantemente patate e fagioli.

Quando calava la notte, facendo attenzione che nessun milite della polizia ferroviaria sorvegliasse lo scalo, scavalcavo la staccionata e nel buio mi dirigevo verso il carro segnato al mattino, vi salivo sopra e in un angolo prestabilito trovavo i preziosi sacchetti. Piano piano li deponevo oltre la staccionata e con un salto avevo compiuto la missione. Per diversi giorni la mamma faceva abbondanti gnocchi di polenta, che formavano una brodaglia densa con dei favolosi borlotti, e con ciò si evitava di comperare al mercato nero, accontentandosi di ciò che passava la tessera annonaria.

Roberto Biagini