PIOVE, PIOVE...

Franco Fontemaggi, classe 1930, prima di emigrare in Svizzera (Losanna), fino alla prima gioventù, abitò nel centrale borgo cittadino della Castellaccia. In questo suo scritto si sofferma su alcuni ricordi.

Marzo pazzerello, vedi il sole prendi l'ombrello, recita il proverbio. Ricordo di un mese di marzo piovoso e di un giorno con rade nuvole bianche sospinte dal vento e a tratti con scrosci di pioggia. Camminavo lungo i muri e mi riparavo nei portoni delle case, canticchiavo una specie di preghiera che le suore dell'asilo mi avevano insegnato: Piove, piove, viene il sole, la Madonna coglie un fiore, coglie il fiore per Gesù, ecco finalmente non piove più.

A volte il trucco funzionava, ma a volte accadeva come se qualcuno lassù, proprio mentre tentavo una sortita, si divertisse ad aprire un rubinetto. Complici le suorine? Chi lo sa? Proprio loro, con quel candido cappellino bianco a forma di colomba? La preghiera delle suore era diventata un'ossessione tanto l'avevo ripetuta, così come le pubblicità sui muri delle case che leggevo e rileggevo tutti i giorni, che con le loro scritte giganti mi tornavano insistentemente in mente: il cartellone dell'Idrolitina con le due bustine, la n. 1 verde e la n. 2 rossa, circondate da tante bollicine. Oppure il cartellone del Brill con l'omino curvo intento a spazzolarsi una scarpa che brillava.

Poi venivano le frasi di sapore dannunziano, firmate Mussolini: Se le culle sono vuote, la Nazione invecchia e decade. E ancora: La terra e la razza sono inscindibili: attraverso la terra si fa la storia della razza e la razza domina e feconda la terra.

Un bel groviglio di parole non c'è che dire! Io le usavo come scioglilingua al pari di Sopra la panca la capra campa, sotto la panca la capra crepa. Incoscienza dell'infanzia. Solo molto più tardi capii la gravità di quelle parole.

Franco Fontemaggi