PERSONAGGI LOCALI
IL RAG. UMBERTO BARTOLANI

Umberto Bartolani nasce a Rimini l'1 Gennaio 1901. Personaggio eclettico, perspicace e munito di una certa dose di esibizionismo, seppe coniugare gli interessi personali a quelli della città, essendo l'ideatore e in parte realizzatore di molte opere di interesse comune.

Fin dall'infanzia dimostra uno spiccato senso degli affari, unito a una certa furbizia, a volte al limite del lecito. A 14 anni lavora al Grand Hotel come ragazzo dell'ascensore. Anziché la mancia, chiedeva ai ricchi clienti i francobolli incollati sulle lettere che ricevevano da tutto il mondo, poi li vendeva ai collezionisti locali, avendone un ricavo sicuramente superiore alla solita mancetta. Leggeva al cuoco dell'albergo le lettere provenienti dal figlio, militare a Padova, aggiungendo belle parole e ricavandone in cambio polli e piccioni.
Ottenuto il diploma di ragioniere, diventa contabile in una ditta lavorando solo al mattino. Per arrotondare, al pomeriggio aiutava l'ufficio di polizia urbana e di sera teneva l'amministrazione della tipografia Benzi.

Fu notato per la sua abilità dialettica da Mario Carli, allora importante agente della RAS Assicurazioni, che lo incaricò di trovare una signorina disposta a diventare la moglie di un suo ricco cliente, entro otto giorni, data della sua partenza per l'America. Con l'automobile del Carli, girò tutta la campagna e trovò una signorina di Savignano disposta ad accettare. Rimaneva però il problema delle pubblicazioni di matrimonio, che risolse convincendo il Vescovo che la signora era in dolce attesa. Alle incombenze per il matrimonio pensò tutto lui, ricavandone un lauto compenso.

Nel 1924 Umberto sposò Margherita. Fu un matrimonio felice, ma non allietato dalla nascita di figli. In viaggio di nozze si recarono a Marsiglia dove riuscì a vendere alcuni francobolli del Vaticano e di San Marino, pagando così il soggiorno. Imprenditore con il fiuto anche politico, ai tempi del fascismo vendeva con successo il formaggio di Predappio pubblicizzato come proveniente dalla città del Duce: in realtà realizzato a Morciano o a Santa Sofia.

Ma le sue realizzazioni più importanti avvennero in campo immobiliare. Egli intuì, con perspicacia, la possibilità di sviluppo di una vasta landa desolata a sud-est di Rimini, denominata Miramare, volgarmente chiamata il terzo per la presenza della pietra romana a forma tronco-conica, che indicava il terzo miglio della via Flaminia. Bartolani aveva capito la posizione strategica del luogo situato tra Rimini e Riccione (due già famose località turistiche), vicino all'aeroporto già esistente, e a San Marino.

Fu l'inizio della sua attività principale, quella di imprenditore edile. Non avendo denaro contante, utilizzava le cambiali con le quali pagava anche il tabaccaio che gliele forniva. Vendendo e riacquistando fece fortuna. A Miramare realizzò le prime strutture commerciali e ottenne dal podestà Palloni il capolinea della linea filoviaria. Riuscì a dedicare una via a Guglielmo Marconi, vincendo l'opposizione del regime con l'aiuto dello stesso scienziato.

Nel secondo dopoguerra, si trasferì a Milano dove divenne rappresentante di una famosa ditta, ma il suo pensiero era sempre rivolto a Miramare dove aveva grandi interessi immobiliari. Per pubblicizzare le sue attività regalava ai turisti dei sacchettini di sabbia proveniente dalla spiaggia di Miramare. Ben presto il suo interesse si rivolse ad altre zone della città, principalmente al colle di Covignano, martoriato e distrutto dalla guerra.

Ottenne anche il titolo di console del Touring Club Italiano, del quale si fregiò per tutta la vita. Fu tra i principali promotori della rifondazione della Banda cittadina. Fu chiamato un grande maestro proveniente da Pescara, Antonio Di Iorio, il quale portò con sé alcuni bravi musicisti provenienti da quella città di grandi tradizioni bandistiche, i quali si trasferirono poi definitivamente a Rimini.

Per questo motivo si è sentito sempre un po' il patron della banda stessa tanto che, esibizionista com'era, senza conoscere la musica, saliva sul podio per dirigere (per modo di dire) una marcetta ogni qualvolta la banda interveniva in cerimonie pubbliche. Io lo ricordo bene perché in quella banda suonavo il clarinetto. Quante volte siamo stati diretti (diciamo così) dal rag. Umberto Bartolani! Quando arrivava lui, il maestro Di Iorio gli cedeva il podio e la bacchetta per dirigere la solita marcetta.

Resosi conto che a Roma, città del governo, poteva conoscere qualcuno in grado di intervenire in qualche modo nell'interesse di Rimini, vi si trasferì; lì incontrò Federico Fellini che lo fece recitare nel film Amarcord, nella parte del noto podestà Palloni, già caduto in disgrazia all'epoca dei fatti.

Era solito offrire pranzi e cene, dicendo che non pagava lui bensì i suoi eredi (come detto, non aveva figli ma tanti nipoti). Raccontava di aver fatto testamento in favore di tutti i nipoti, tranne uno, ma non ha mai precisato quale, in maniera che tutti cercassero di favorirlo (anche furbo il grande Umberto!).

La tranquillità economica, la mancanza di eredi diretti e il suo esibizionismo (che nel nostro caso non guasta) lo portò a interessarsi maggiormente della sua città e degli enormi problemi causati dalla guerra, contribuendo anche economicamente alle spese. Del denaro diceva: Non puoi portarlo con te, alludendo all'aldilà. Diceva anche: La ricchezza ha un senso se spesa in modo da aiutare chi ne è privo, e lui lo faceva.

Numerose sono state le testimonianze di aiuto a tanti enti laici e religiosi. Occorre però aggiungere il suo esibizionismo: il bene che faceva lo pubblicizzava ampiamente, amava medaglie e riconoscimenti. Tuttavia non vi fu problema che egli non affrontò. Si interessò per liberare il Castello malatestiano dalle prigioni, cosa che in seguito fu attuata. Fece ricostruire sul colle di Covignano la Chiesa delle Grazie e quella di San Fortunato, entrambe danneggiate dalla guerra. Ottenne dal Ministero dell'agricoltura la piantumazione di ottantamila alberi.

Fin dal 1954, Bartolani aveva consegnato personalmente al Presidente della Repubblica, Einaudi, la richiesta di promuovere Rimini provincia. Si interessò alla costruzione del nuovo nosocomio, in sostituzione di quello ubicato in centro città, dove ora si trova il Museo civico. A tale scopo, nel 1971, donò un milione di lire aggiungendo nel 1973 altri 12 milioni per l'acquisto delle apparecchiature necessarie alla terapia intensiva per cardiopatici.

Si adoperò per la costruzione, in centro, dell'attuale mercato coperto nel luogo dove era ubicata la piazza della verdura. Si interessò alla riqualificazione dell'area ex-stazione ferrovia Rimini - Novafeltria, dove ora si trova il parcheggio e zona mercato. In questo modo riuscì anche a rendere possibile il recupero della parte dell'anfiteatro romano non occupata dal CEIS.

Tutti conoscono la tombola di San Gaudenzo, iniziativa legata all'intuizione di Bartolani nel 1956 per finanziare la Croce Rossa Italiana.
In quel periodo promosse la ricostruzione del Teatro Galli, rivolgendosi al Rotary di Rimini. Le ultime iniziative, più note ai riminesi, furono il ripristino della fontana dei Quattro Cavalli in piazzale Fellini e, dopo la morte dell'adorata moglie, la costruzione, completamente a sue spese, della chiesa del cimitero.

Come ringraziamento, il Comune gli ha dedicato la piazza antistante l'ingresso principale del cimitero stesso, denominata appunto Piazza Umberto Bartolani. La sua mente fervida e la perseveranza gli permisero di mettere in atto molte altre iniziative minori, sempre a vantaggio di Rimini, città da lui sempre amata. Persone come Umberto Bartolani sono sempre più rare.
Egli muore a Rimini, sua amata città, nell'anno 1985.

Filippo Vannini