UNO DEI NOSTRI CI HA LASCIATO

È venuto di recente a mancare uno dei soci anziani più famosi e rappresentativi del DLF, Guido Lucchini (Rimini 02/04/1925 - 09/06/2019). In vita si affermò come valente poeta dialettale e commediografo al quale la nostra associazione deve molto per il ritorno d'immagine che ne ricavò quando operò sotto la sua egida nel campo della commedia dialettale.

Guido, già ferroviere presso le Officine G.R. e socio del DLF, aveva trasferito, su richiesta accolta con entusiasmo, la sua già nota Compagnia Teatrale sotto le insegne dell'Associazione all'inizio degli anni 2000. Aveva promosso da subito corsi in vernacolo allo scopo di arruolare poi, fra i partecipanti, nuove leve di attori per le sue note e popolari commedie.

Il suo attaccamento al DLF lo dimostrava garantendo ogni anno almeno uno spettacolo estivo gratuito, che si teneva nel parco della sede. Nell'occasione soci del gruppo teatrale allestivano un palcoscenico dove venivano rappresentate le sue commedie di successo.

Si era munito anche di un pulmino sulle cui fiancate appariva il logo del DLF Rimini: automezzo funzionale al servizio da svolgere poiché trasportava al suo interno gli apparati scenici, costumi e arredi vari. Con questo la compagnia raggiungeva i vari teatri della Romagna, dov'era spesso invitata. Nel febbraio del 2014, avvenne il furto del pulmino che fu successivamente ritrovato, ma danneggiato e privo di ogni bene prima contenuto.

Guido, ormai anziano, malato e sfiduciato, (si era ridotta al minimo la schiera d'attori su cui fare ancora affidamento) gettò la spugna. Per altro mi preme ricordare che non mancava di collaborare al giornale con qualche suo piccante, sempre simpatico articolo.
Qui se ne vuole onorare la memoria riproponendone uno (Marzo 2010).

Giovanni Vannini



Correva l'anno 1943: periodo di guerra. Ero occupato presso le Officine Locomotive di via Tripoli, le sirene d'allarme erano in azione tutte le ore del giorno e della notte.

Quel giorno per tornare a casa decisi di prendere la strada per Bordonchio (Bellaria), dov'ero sfollato. Ma quando si dice la scalogna, avevo appena superato le Celle sulla strada che porta a Ravenna, che forai una gomma della bicicletta. Accidenti e imprecazioni verso la gomma si sprecarono.

Mi vedevo costretto a fare 7/8 chilometri a piedi, con la bicicletta per mano. A un tratto però sentii un camion proveniente da Rimini. Mi girai e notai che si trattava di un mezzo militare. Niente paura, in tasca avevo il permesso di operaio militarizzato, rilasciato dal Comando Tedesco dell'Officina. Mi misi in mezzo alla strada, sempre con la bicicletta, un braccio alzato per chiedere un passaggio.

Il camion si fermò. Alla guida un fascista in divisa e altri due nell'abitacolo. Il fascistone alla guida, mi squadrò ben bene e mi chiese cosa volessi. Gli dissi della foratura e che dovevo arrivare a Bordonchio. Lui, braccio appoggiato alla portiera, sguardo indagatore, mandibole quadrate come un bulldog, due spalle da scaricatore di porto, mi chiese con voce tonante: Ti piace la vita comoda? - In quel momento come un lampo mi ricordai dei proclami del Duce dal balcone di piazza Venezia a Roma, stracolma di gente: Volete la guerra? - Tutta la piazza: Sì! - E poi ancora: Vi piace la vita comoda? E ancora la piazza: No!.

Il fascistone, interrompendo le mie meditazioni, sempre con voce dirompente mi chiese di nuovo: Allora, ti piace la vita comoda? Ed io pronto e deciso: No! - E allora vai a piedi mi rispose. Ingranò la marcia e ripartì a spron battuto.

Io, incredulo, bloccato sul ciglio della strada, intonai la mia preghiera del giorno: Signurein, per piaser, una gama de camion, una snà, una bella bota, per piaser! - (Signore, per piacere, una gomma del camion, una sola, una bella botta, per piacere!).

Non so se fui esaudito perché a quei tempi ero troppo birichino. Così, rassegnato, mi avviai a piedi verso Bordonchio, alla volta della casa colonica di Gurir (Fabbri) dov'ero sfollato, intonando una canzonetta dell'epoca.

Guido Lucchini