Come, stando seduti su una panchina, si possa compiere il destino di due persone.
2 Agosto 1960. Due ragazzi entrambi ventitreenni, sono seduti su di una panchina sul lungomare di Torre Pedrera, sulla Riviera riminese. Il giorno precedente sono stati congedati per fine servizio militare di leva. Prima del servizio militare, prestavano servizio di ruolo presso un'azienda di stato, con l'impegno di ripresentarsi entro dieci giorni dalla fine della ferma militare. L'uno indigeno, che chiameremo Ri, l'altro bolognese che chiameremo Bo. Ri abita in loco, Bo invece soggiorna in un albergo. Il loro scopo è guardarsi attorno, in attesa di colombelle.
All'improvviso ne appaiono due che passeggiano indifferenti, una delle quali porta un cappellino che le dona molto. Gli occhi di Ri sono fissi su di lei perché è anche una bella ragazza. La osserva e gli piace, soprattutto con quel cappellino. Ri a Bo: Guarda quelle due, andiamo?, Bo le osserva, poi esclama: Ma quelle soggiornano nel mio stesso albergo! Perbacco, andiamo!. Le abbordano, ma loro restano indifferenti fino a quando non riconoscono Bo. Seguono le presentazioni: una Pa, l'altra La, entrambe lombarde.
Poi una passeggiata comune e una chiacchierata con argomenti di rito. Ri, però, osserva Pa di sottecchi e sente un certo ticchettio sotto la camicia estiva. Segue appuntamento per il giorno successivo sotto l'ombrellone. Lui rivede Pa non più con il cappellino, ma in costume da bagno intero. Fantastica pensa, e risente quel ticchettio: cosa sarà? Certamente non è l'orologio perché da ferroviere ne distingue chiaramente il tic tac. Passano i giorni: Ri sempre in compagnia di Pa, Bo con La e altri amici bolognesi.
Arriva il decimo giorno e Ri e Bo si devono presentare in servizio a Bologna, pena il licenziamento. Bo parte. Pa e La rimangono altri tre giorni. Ri comincia a capire cos'era quel ticchettio e decide di rimanere anche lui al mare per altri tre giorni. Ma il probabile licenziamento? Ora che ha capito, come può andarsene? Poi si vedrà. Ovviamente i genitori di Ri non sono al corrente dell'obbligo della presentazione.
Quando meditai (oh! Scusate), lui in seguito mi confessò di essersi reso conto di essere stato un grande incosciente, ma l'amore e l'età fanno fare queste cose. Partite le ragazze, anche Ri si presentò alla propria sede e il capo impianto gli disse: Per te è stata avviata la pratica di licenziamento perché non ti sei presentato in servizio entro dieci giorni dal congedo militare. Comunque - gli disse - vai all'ufficio compartimentale e vedi di spiegare i motivi e cercare di convincerli. Andò, si presentò e raccontò esattamente com'erano andate le cose. Si radunarono in commissione.
Lui in attesa, sempre con quel ticchettio che questa volta si sentiva anche dalla stanza accanto, poi il responso: Giustificheremo in qualche modo quei tre giorni, quindi si presenti alla sua sede. Forse aveva influito la sincerità di Ri, oppure il fatto di aver considerato la preparazione acquisita a spese dell'azienda. Ri e Pa continuarono a frequentarsi, si sposarono, ebbero due cari figli e, superando vari intoppi, la loro vita comune continua ancora dopo 55 anni di matrimonio!
Ora Ri è diventato un po' sordo, per cui non è più in grado di sentire quel ticchettio, ma sente una cosa ben più grande che è la vicinanza di una persona leale, che ti vuole bene, che ti ha dedicato tutta la sua vita e che ti ha dato due cari figli. Chiamatelo come volete, ma ciò riempie la vita. Come mi devo firmare? Ri oppure Filippo Vannini. 12.02.2018
P.S. Questo racconto è stato scritto esattamente un anno fa quando la mia lei era ancora in vita, ora non più. Quanto mi manchi, cara Renata.
Filippo Vannini