LA LOCOMOTIVA

Prima parte

Ne aveva viste tante, da quando era al mondo, la vecchia locomotiva: guerre, morti, nascite, ricostruzioni e devastazioni, stagioni e amori, venti e nebbie, sole e pioggia, felicità e disperazione. Aveva visto tutto quello che c'era da vedere sulla faccia della terra e adesso l'avevano sistemata in un angolo, per trasformarla in ferrivecchi da fondere.

E pensare che lei, la vecchia locomotiva, il cuore ce l'aveva grande, e soffriva molto di essere diventata inutile; era lì, insomma, che pensava come poteva utilizzarsi, anche come ferrovecchio. Avrebbe voluto essere ancora presente al mondo, come quelle vecchie signore che, avendo tanto vissuto, sanno dispensare esperienze e pareri, e vedono particolari situazioni che ai più sfuggono.

Lei aveva avuto veramente una storia gloriosa. Ai primi del secolo quando, sbuffando e ansimando, ma con regolare, metodica, caparbia costanza aveva condotto per mesi e mesi il convoglio del merci che si inerpicava su per gli Appennini, tra i paesi che aspettavano rifornimenti di cibo e di abiti e di ogni altro povero bendidio, rimasto in vita tra le macerie fumiganti di una prima, grande guerra. Ciuuuuffff ciuuuuffff fiuuuu.

Arrivava festante, e c'era sempre qualcuno che la aspettava. Il capostazione con il berretto rosso, una frotta di bambini e di povere vedove, qualche soldato dimesso, malmesso, intristito e grigio che se ne tornava a casa senza gloria, né vittorie, né bottini, né speranze. Ciuuuuffff ciuuuuffff fiuuuu.

Lei, ancora nel pieno del vigore e delle forze, nulla temeva. Ardita e combattiva, si infilava nelle piccole stazioni e portava la vita in giro per le valli, indomita, mentre dalle stesse valli rimbombavano suoni di mortai e di artiglierie che rispondevano al fuoco nemico.

Poi c'era stato un periodo di strana pace, forse vent'anni, o poco più. Lei si era trasformata in una locomotiva da traino per vagoni - viaggiatori, di prima, seconda o terza classe. E allora sì, ne aveva viste e sentite, di storie da raccontare.

E anche la sua direzione era cambiata: non più insinuata nei meandri delle valli appenniniche, ma lungo la costa, e poi via, verso nord, verso le prime grandi città, finalmente. Che emozione era per lei il primo ingresso nella prima vera, grande città!

Anna Rosa Balducci