SABBIATURE

Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS, già Capo Stazione Superiore, in questo racconto rievoca usi e costumi presenti un tempo sulla spiaggia di Rimini.

Ci fu un periodo in cui imparai a fare le sabbiature osservando un esperto che a pagamento si prestava per qualche villeggiante sofferente di mal di ossa. Oggi non sarebbe possibile perché è vietato dalla legge, a eccezione che avvenga fra famigliari.

Questo era il procedimento: in una zona priva di vento, la mattina si scavava una buca nella sabbia pulita e finissima, della lunghezza di una persona, con l'incavo al centro, circondato da un cumulo alto dello spessore parietale del corpo e si lasciava scaldare la sabbia fino a scottare.

Nell'ora più calda del giorno, il paziente si stendeva dentro la buca, si copriva la testa fino al collo con un asciugamano, si metteva gli occhiali per evitare la sabbia negli occhi e sopra la testa si poneva un ombrello come protezione dal sole.

L'operatore ricopriva il corpo con uno strato di sabbia bollente. La prima volta era preferibile che il bagno di sabbia fosse di breve durata, purché il soggetto avesse sudato almeno un po' e bagnato la sabbia, successivamente la seduta aumentava ogni giorno di qualche minuto.

Quando la sabbia era tutta impregnata di sudore, si scopriva lentamente il corpo, massaggiandolo e asciugandolo particolarmente nelle parti dolenti con sabbia asciutta e calda. Al termine, protetto da accappatoio, il paziente si recava in una cabina per circa un'ora per fare la sauna; infine, ben coperto, si recava nella propria stanza, si stendeva sul letto e quando si era raffreddato, faceva la doccia.

Virginio Cupioli