IL PESCE D'APRILE

Sul finire degli anni '60 scoppiò in parecchi paesi europei, a cominciare dalla Francia, la protesta studentesca che contagiò anche il nostro Paese portando gli studenti a rivendicazioni, occupazioni e cortei finalizzati a una riforma della scuola. In questo clima di ribellione io frequentavo il V anno di ragioneria al Valturio e, all'avvicinarsi del 1° aprile, pensammo di fare un pesce d'aprile ai professori boicottando in blocco le lezioni in quel giorno.

Naturalmente non tutti furono d'accordo, paventando ritorsioni che potevano influire sull'esame di stato che ci attendeva alla fine di un anno già parecchio movimentato, e quindi passammo qualche settimana a fare opera di persuasione per convincere quei cinque o sei poco disponibili, ma con risultati incerti.

Comunque, arrivato il 1° aprile, il grosso della classe si ritrovò in centro città dove comprammo paste, dolci e bibite, e poi ci trasferimmo in un campo sul colle di Covignano dove, complice una splendida giornata di sole, passammo tutta la mattinata a consumare un divertente picnic.

La mattina dopo, tornando a scuola, venimmo a conoscenza che qualche altra classe aveva cercato di imitarci, ma con risultati parziali, e solo noi, nonostante i dubbi, avevamo fatto l'en plein; ora non rimaneva che attendere la punizione che il preside, notoriamente molto severo, ci avrebbe inflitto.

Invece, a sorpresa, e complice anche il clima che si era creato nella scuola, non ci fu neppure un rimprovero e i professori ne parlavano con il sorriso sulle labbra quasi complimentandosi anche loro per lo scherzo riuscito.

Tornando ai giorni nostri, ben diversi sono gli scherzi che gli studenti di oggi fanno ai professori, in alcuni casi spalleggiati dai genitori, e di cui le cronache spesso parlano: forse ci vuole una nuova riforma sì, ma di qualche cervello.

Giorgio Deangeli