BAGAGLIO PERICOLOSO

Nell'ottobre 1985, a seguito della promozione a Capo Stazione Sovrintendente, fui trasferito da Rimini alla stazione di Bologna C.le quale Capo Piazzale, con compiti anche di dirigente generale nei periodi di assenza del Capo Stazione titolare.

Nel novembre del 1988 (non ricordo con precisione la data) alle ore 1.30, tramite altoparlante, fu richiesta la mia presenza presso il bagagliaio del treno 197 fermo sul binario 8 da svariati minuti. Recatomi subito, notai che il Capotreno, l'Assistente viaggiante e gli addetti alle operazioni di scarico (3 agenti della cooperativa portabagagli) erano tutti scesi a terra. Venivo informato dal Capotreno che nel bagagliaio vi era un collo di kg 15, oggetto di una spedizione da Milano a Roma, contenente materiale radioattivo, che presentava una lacerazione su di un angolo di circa 10 cm e che per questo si rifiutavano di partire.

Risposi subito che non vi erano grossi problemi e ordinai di scaricare il collo. Tutti si rifiutarono di salire, di provvedere alle operazioni cartacee previste e tanto meno di scaricare il collo. Rimasi allibito! Non perdendomi d'animo, chiesi al responsabile della Coop Portabagagli di portarmi un carrettino, scaricai il collo personalmente e poi iniziai il percorso per recarmi al piazzale Ovest. Nel contempo il treno poté ripartire. Percorsi una decina di metri del sottopasso, mi vennero incontro due agenti della Polfer che erano stati allertati. Mi chiesero ragguagli e dopo mi intimarono di seguirli a distanza in quanto, forse già informati, avevano richiesto l'intervento dei Vigili del Fuoco e precisamente del nucleo speciale per l'inquinamento nucleare.

Giunto al piazzale Ovest, fui fermato in attesa. Trascorsi 10/15 minuti ecco arrivare a sirene spiegate un Fiat Fiorino da cui scesero tre vigili del fuoco; due di questi indossavano una speciale tuta bianca con scafandro e mi chiesero di allargare le gambe e alzare le braccia. Poi iniziarono a far scorrere varie volte un particolare macchinario intorno al mio corpo e al collo avariato.

Intanto si era radunata una piccola folla di curiosi (colleghi, viaggiatori e altri) che commentavano il tutto. Mi sentivo un povero Cristo, battevo i denti dal freddo e il cuore andava a mille per la paura. Alla fine gli esiti dell'indagine non rilevarono pericoli per me né anomalie pericolose per il collo e così fui autorizzato a rientrare in ufficio. In definitiva non mi rimase altro da fare che rapportare il tutto, tenuto anche conto che il treno aveva subito 15 minuti di ritardo.

Tanti sono gli eventi curiosi che in 38 anni di servizio mi sono capitati, ma questo è rimasto nella mia memoria come un fatto così strano che spesso ci ripenso e non faccio a meno di sorridere da solo.

Alfredo Arcangeli