TRASFERIMENTO

l socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS, già Capo Stazione Superiore, in questo racconto rievoca quando la famiglia traslocò dalla periferia in un quartiere del centro cittadino.

Avevo circa undici anni quando avvenne il trasferimento della famiglia in città. Mio padre aveva venduto la casa di via Fogazzaro e acquistato un piccolo podere a Sant'Aquilina (luogo di provenienza) per iniziare l'attività di osteria con cucina, prima in via Mangano, poi in via Bufalini.

Mio fratello più grande, già cresciuto agli eventi della vita (lavorava da fornaio la notte e dormiva il giorno), aveva superato il disagio del trasferimento, anzi trovava vantaggio dalla distanza casa - lavoro. Il fratello Ciurcillo e le sorelle Stellina e Vandina erano troppo piccoli per rendersi conto del cambiamento e provare dispiacere. Io ero affezionato a via Fogazzaro, ai suoi fossi, ai suoi alberi e alla sua quercia (arvura), ai coetanei con i quali giocavo in simbiosi; la nostalgia era struggente per quell'angolo di magica campagna che trovavo essere il centro del mondo ormai perduto per sempre. Il dispiacere seppur non palesato ai genitori si tramutava in pianto solitario. Nuovi luoghi, nuove abitudini, nuovi amici, rassegnazione e crescita... una prima fase della vita era trascorsa, se ne apriva una nuova verso il futuro e nuove esperienze.

I locali di via Bufalini erano un lungo budello molto buio, senza finestre, che riceveva un po' di luce attraverso un cortile; la cucina in fondo aveva una finestra che guardava sul torrente Mavone che attraversava la città, sulla destra apposite travi poggianti su mattoni sostenevano 5 o 6 botti di vino, sulla sinistra lunghi tavoli con panche costituivano l'arredamento, la parete era rivestita da assi di legno a protezione dei vestiti, il vino veniva spillato direttamente dalla botte in boccali di terracotta. A chi veniva dall'esterno occorreva qualche minuto di adattamento per vedere e distinguere. Il locale veniva chiamato Ai topi grigi

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Virginio Cupioli