LA FOGHERACCIA

Una parola che oggi ricorre sovente è globalizzazione. Anche i ricordi saranno globalizzati? Penso di sì, penso che i nostri figli, ricorderanno l'infanzia passata e avranno in comune le tante ore trascorse alla televisione, al computer con i videogiochi e in palestra. La mia infanzia, vissuta nella ricchezza delle cose semplici, la ricordo quasi fosse un sogno. Erano gli anni sessanta, abitavo a Bellariva vicino alla linea ferroviaria verso il mare. Il mare ricorre naturalmente in molti dei miei ricordi.

La preparazione della fogheraccia di San Giuseppe iniziava molti giorni prima della festa. Io e mia cugina facevamo un falò tutto nostro. La legna andavamo a prenderla in spiaggia, dove le mareggiate portavano sulla riva grandi quantità di rami. Questa legna a volte era sporca di catrame; dovevamo stare attente a non sporcarci i cappotti e le scarpe (cosa che accadeva invece spesso). Mia nonna brontolava sempre, perché non voleva che portassimo questa legna attorno a casa, secondo lei faceva immondizia.

Se la lasciavamo sulla strada avevamo timore che altri gruppi di ragazzini potessero rubarla o per dispetto bruciarla, in quanto si faceva la gara della focheraccia più grande. Allora ci è venuta un'idea. Davanti a casa c'era un terreno libero; abbiamo scavato tante buche e nascosto la legna sotto terra. Poi al momento della festa, l'abbiamo dissotterrata per bruciarla.

Lucia Casadei Della Chiesa