Saulla Bacchini, giornalista, è vissuta a Rimini fino a 18 anni prima di trasferirsi con la famiglia a Milano. A Rimini, nella sua casa paterna in via Sinistra del Porto, tornava sovente per respirare l'aria della sua gioventù. Nel 2002 diede alle stampe un suo libro autobiografico dove il primo capitolo si apriva con il titolo: gli Uomini Neri.
Irrompono nella camera, urlano, agitando i pugni, chiedono dov'è, dov'è, aprono l'armadio, la cassapanca, guardano sotto il letto. Sono gli uomini neri. Balzo a sedere sul letto, le mie sorelle, Elmore e Emgilla, fanno altrettanto, stringendomi fra loro per proteggermi. Sembriamo un gigantesco sandwich. Li guardo a bocca aperta, spaventata e incantata, mentre la debole luce a petrolio illumina i loro volti e getta le ombre sul soffitto: sono belli, terribili e giovani.
Quando afferrano le coperte risuona alta, indignata e supplichevole, la voce di mia madre: No la piccola no, non scopritela, ha la febbre!. Questo è uno dei ricordi che ho, e che mi ha accompagnato per tutta la vita, della mia prima infanzia. Correva l'anno 1921. Gli uomini neri erano gli squadristi che, seguendo gli ordini e i desideri di Benito Mussolini, si accanivano contro gli antifascisti. E mio padre era antifascista: anzi, poiché aveva militato con Mussolini stesso nel socialismo e non aveva voluto seguirlo quando erano stati fondati i Fasci, veniva considerato un nemico.
Un nemico così pericoloso da doversi meritare il licenziamento dalle ferrovie (era capotreno) per scarso rendimento (bell'eufemismo), il processo a Forlì nelle famose purghe del 1923, l'interdizione dai pubblici uffici e la segnalazione alla questura quale elemento sovversivo. Tutto ciò dopo l'ascesa di Mussolini. Ad altri irriducibili avversari del fascismo andò peggio: finirono in prigione o al confino o furono espulsi dall'Italia.
Da quel momento ebbe termine la nostra semplice ma sicura esistenza. Da quel momento udii spesso parlare di soldi, in casa: non perché ne avessimo tanti, ma perché mancavano, nonostante i miei genitori si ingegnassero in tante attività: la mamma aveva ripreso un po' del suo lavoro di ricamatrice, era bravissima, il babbo si inventò il mestiere di sensale di vini.
Saulla Bacchini