Partiamo di buon'ora per il Salento con Vannini senior che ci accompagna tutto contento. È ancora buio e Zaghini contesta il chiacchiericcio, reclamando un po' di silenzio in modo spiccio. Dopo lunghe ore di viaggio, senza inciampi, giungiamo a Barletta vispi e piuttosto pimpanti. Il presidente ci fa da cicerone continuando della città la spiegazione iniziata in pullman precedentemente. Vediamo dapprima l'imponente bastione che proteggeva la città da ogni piratesca incursione. Passando per la Porta Marina viuzze attraversiamo e il duomo ben presto raggiungiamo. Romanico inizialmente, poi, in stile gotico ampliato, appare maestoso con bel campanile su arcone, a lato. Conserva all'interno un bel pergamo su colonne adagiato, il ciborio duecentesco e le Madonne della disfida a una parete appoggiato.
Indi ci dirigiamo alla chiesa del Sepolcro Santo che di affreschi e di Madonna bizantineggiante si fa vanto. All'esterno si erge il grande Colosso, statua in bronzo, forse un imperatore, della chiesa a ridosso. Arriviamo infine su Piazza della Disfida che una lapide il nome dei contendenti affida, la Cantinetta i cimeli dell'epoca in bella mostra espone, insieme ai soldati in divisa e altre icone. Dopo abbondante e lauto pranzo pugliese attraversiamo ampie e verdeggianti distese. Uliveti, vigneti, orti, agavi, palme, la fanno da padrone, masserie, fichi d'India, oleandri, scorci di mare blu, si susseguono sotto un cielo azzurro per lo più.
Perveniamo a Gallipoli, la città bella, dopo una doccia, via per il corso, in passerella. Cena di pesce e tosto a dormire pronti l'indomani a ripartire. Con Giuliano nella città vecchia ci addentriamo: sorge su un'isoletta che, per intero, perlustriamo. Prima alla fontana Greca ci soffermiamo uniti, essa è ornata di Cariatidi che narrano di amori proibiti, poi ci inoltriamo per stradine e vicoli sghembi da cui sbucano, talora, di cielo e mare, azzurrissimi lembi. Vediamo il duomo con la barocca facciata e, la parte interna, da tele dipinte, tappezzata. Sul mare si affacciano di confraternite le chiese palazzi antichi, frantoi ipogei e castello aragonese.
Nel pomeriggio, attraverso il parco naturale di Porto Selvaggio, prosegue, interessantissimo, il nostro viaggio. Incontriamo stupende ville eclettiche antiche che dagli Anglo - Americani furono requisite per ospitare a centinaia, i rifugiati ebrei scampati alla persecuzione contro i Giudei. A Nardò ammiriamo della cattedrale l'enigmatica facciata, la bella piazza, il sedile e la guglia dell'Immacolata. Quindi si prosegue verso Galatina a vedere la basilica di Santa Caterina, dipinto per intero in stile giottesco rendendo incantevole ogni suo affresco.
La chiesa di San Pietro e Paolo, molto visitata, dai morsicati della tarantola in passato era frequentata. Nasce di qui della pizzica la danza nota a tutti per il movimento a oltranza. Termina con la sosta Galatone la giornata e la visita al Santuario del Crocefisso, chiesa molto amata.
In seguito Otranto, affacciata sull'omonimo canale, ci attende e dai suoi bastioni il fantastico panorama ci distende, ma la sorpresa più grande è la cattedrale con il meraviglioso pavimento a mosaico, integrale; esso racconta storie mitologiche, della Bibbia, dell'anno e i mestieri che gli uomini dalla notte dei tempi fanno. Accanto, la cappella con i teschi dei numerosi frati dagli invasori turchi ferocemente decapitati. Infine la cripta e le cinque navate con 42 colonne, dai svariati capitelli, sormontate.
Lasciata Otranto, a Marina di Leuca ci fermiamo e, dopo il pranzo, alla lezione di cucina assistiamo. E di una splendida meravigliosa vista ci si avvale. Qui si incontrano i due mari, e dall'alto, il faro rischiara la rotta notturna al marinaio ignaro; qui finisce l'acquedotto pugliese che da sempre disseta tutto il paese. È l'ultima notte al Jolly Park trascorreremo, poi si ripartirà e tutta Lecce ci godremo. La città è nota per il suo barocco e ci mostra il suo stile già all'imbocco. Ricca di chiese e con tanti monasteri, balconi con mensole finemente lavorate, colonne tortili e soffitto a lacunari.
Resti dell'anfiteatro e del teatro romani sono visibili accanto alla piazza, abitazioni e palazzi nobili. Peccato per Santa Croce, in restauro esternamente, ma l'interno ci riserva altre bellezze generosamente. Non manca la visione di vetrine culinarie: pizzo, pane con cipolla, pasticciotto, golosità straordinarie, ma anche orecchiette, broccoletti e pasta maritate di cui facciamo abbondante scorpacciata. Al Ristoro dei Templari il pranzo è un po' ristretto, meglio, è ora di metterci a stecchetto.
Saliamo in pullman per il rientro e comincia a piovigginare con tanto vento. Arriviamo a Rimini con buio pesto già in attesa di un altro evento, speriamo presto.
Ringraziamo Giovanni, Claudio e il gruppo intero, dimostratosi socievole, allegro e simpatico davvero.
Anna Rita Cupioli