GUARDIAMO AVANTI

Nella nostra Regione i Dopolavoro Ferroviari che fino a qualche anno a erano otto: Rimini, Faenza, Ravenna, Bologna, Ferrara, Modena, Parma, Piacenza; nell'ultimo decennio sono stati interessati, come in generale è avvenuto anche nelle altre realtà, da venti di crisi. Un segnale di questo malessere si può desumere dai dati del tesseramento: per tutti vistosamente in calo. Solo il nostro DLF ha fatto eccezione all'arretramento, di cui si è con orgoglioso vanto diffusamente scritto su queste pagine.

Altro più probante elemento rilevatore della crisi si è riscontrato con la chiusura del DLF di Parma, ora declassato a circolo e assorbito dal DLF di Modena, nonché il commissariamento ad acta del DLF di Faenza, per citare i casi i più eclatanti. Certo, per i DLF, il traumatico passaggio dal comodato d'uso gratuito e di altri benefici, a onerosi canoni d'affitto da pagare per gli immobili FS avuti in affidamento, è stato un fattore destabilizzante, con successive problematiche involuzioni. Questa nuova condizione ha avuto ripercussioni sugli organi dirigenti dei DLF territoriali facendo emergere varie difficoltà: economiche, limitazioni operative, demotivazioni e spesso dimissioni dalle cariche.

Anche il volontariato, che è un supporto valido sul piano organizzativo, ha presentato dei limiti che si sono accentuati una volta che il sostegno economico è stato ridimensionato. In particolare per DLF non sufficientemente strutturati. Marasma, poi, che non ha di certo lasciato immune i DLF della regione, ulteriormente penalizzati in quanto si è dissolto l'apporto assistenziale fornito dal DLF capoluogo, che da sempre aveva rappresentato per tanti aspetti, un essenziale punto di riferimento.

Il DLF di Bologna infatti si è trovato a dovere affrontare vicissitudini di rilevante portata, prima fra tutte la perdita della gestione delle mense ferroviarie che ne hanno stravolto e ridimensionato l'assetto organizzativo, anche qui con riflessi sul piano economico. DLF a quel punto troppo preso a risolvere le proprie problematiche per curare e coordinare, come aveva fatto fino allora, i rapporti con gli altri DLF. Del resto anche i tre rappresentanti regionali al Consiglio Nazionale DLF, da sempre assenti dalla scena, non sono stati d'ausilio nel colmare quel vuoto, non curando istanze e criticità dei singoli DLF.

Detto questo, si guarda avanti con la speranza che il peggio sia alle spalle. Rimane la nostalgia dei bei tempi andati quando per decenni i Dirigenti Nazionali, e non solo, citavano i DLF dell'Emilia - Romagna con il loro capofila Bologna, fra i più virtuosi per la mole delle iniziative messe in campo, gli obiettivi raggiunti e pertanto come esempio da seguire.

Giovanni Vannini