GLI ANNI DELLA DIVISIONE

Franco Fontemaggi, classe 1930, nella sua gioventù abitò nel centrale rione cittadino della Castellaccia. In questo scritto ricorda gli anni di duro scontro politico del dopoguerra.

Nel marzo del '48 mi recai con altri compagni a Bologna per ascoltare un comizio di Togliatti; non ricordo nei dettagli il suo discorso, ma certamente parlò del programma del Fronte Popolare. Conservo ancora una foto con un gruppo di coetanei mentre portiamo le bandiere della nostra speranza. Con le votazioni che di lì a poco ebbero luogo, si creò nel Paese una profonda spaccatura politica, in particolar modo fra i giovani.

E quegli stessi che avevano passato l'infanzia insieme attorno alla Parrocchia ora si scontravano e si battevano a colpi di pennello pieni di colla per la conquista degli ultimi centimetri di muro ancora libero, in una forsennata propaganda murale. Mi ricordo di un carissimo amico, Puccio, col quale avevo distribuito i santini all'uscita della Messa e ora ci si ritrovava faccia a faccia, con grossi pacchi di manifesti: io per il Fronte Popolare con l'effige di Garibaldi sui manifesti, e lui nei Comitati Civici per la Democrazia Cristiana, con i manifesti dello scudo crociato, scudo che ci avrebbe difeso dal cosacco col pugnale fra i denti e la frusta in mano.

Nel nostro gruppo ricorderò sempre Renato; era fra i più facinorosi e si era scontrato in più di un'occasione con la polizia di Scelba, finendo in guardina alla Rocca. Quando ciò accadeva, premurosi portavamo la notizia alla madre, che vendeva le poveracce sull'omonima piazzetta, perché non stesse troppo in pensiero. In una di quelle serate di affissione, Renato finì cosparso di colla, dalla testa ai piedi, per un bidone rovesciato involontariamente dall'alto di una scala. Per fortuna che lì di fianco c'erano le fontanelle della vecchia pescheria; ci fu un bel da fare per sciacquargli peli e capelli prima che la colla seccasse.

In piazza Cavour, il palazzo dell'Arengo spariva poco a poco sotto l'affissione di un mega-manifesto del Fronte Popolare, manifesto preparato in dieci fogli da due metri quadri, da apporre l'uno accanto l'altro per formare l'immagine di Garibaldi. Due scale dei pompieri, un mastello per preparare non so più quanti litri di colla, una decina di volontari... Tutto inutile, perdemmo le elezioni.

Franco Fontemaggi