PODISMO:
UNA FELICE SCELTA DI VITA

Ultima domenica di maggio. Come da previsioni meteo, mattinata abbastanza buona con sole e qualche incertezza per il pomeriggio. Faccio colazione e poi, non senza qualche pensiero in testa e il cuore un po' agitato, raggiungo il lungomare. Completamente senza traffico, quasi vuoto, solo qualche gruppo di addetti a sistemare gli ultimi dettagli per lo svolgimento di quella che sarà la manifestazione sportiva che interesserà per buona parte della giornata la città: la Maratona di Rimini. È la prima volta che mi capita di assistere da spettatore a questa corsa da me disputata un paio di volte e sento di avere una certa emozione addosso.

Mi fermo in un punto della gara segnalato come diciottesimo chilometro. Il percorso, rinnovato rispetto agli anni scorsi, risulterà alla fine molto gradito ai partecipanti. Comincio a controllare l'orologio e facendo alcuni calcoli sull'andatura dei concorrenti più veloci, penso che l'arrivo dei battistrada sia imminente. Infatti, volgendo lo sguardo verso un punto lontano del Lungomare, inizio a scorgere le sagome dei primi della gara. Solo pochi minuti ed ecco passarmi di fronte, con una ottima andatura, preceduti da alcuni ciclisti apripista, due solitari maratoneti, seguiti a qualche decina di metri da un quartetto di inseguitori. Lo spettacolo arriva però dopo qualche minuto con l'inizio del transito del gruppo.

Una sfilata di diverse centinaia di maratoneti, ognuno con il suo stile di corsa, alcuni visi già segnati dallo sforzo, altri più sorridenti con sguardo quasi di sfida verso la fatica dei tanti chilometri ancora da affrontare. Un vero spettacolo per la gente che dal bordo della strada indirizza calorosi applausi ai protagonisti della gara. Nel gruppo individuo alcuni amici ai quali rivolgo un grande incitamento, mi affianco a loro e accenno qualche passo di corsa insieme, come volessi condividerne la fatica.

Mi stacco quasi subito per non ostacolare la loro azione. Provo tanta emozione e, socchiudendo un po' gli occhi, i ricordi delle tante maratone disputate affiorano nella mia mente. Come in un film rivedo i luoghi in cui ho gareggiato: strade, piazze di piccoli paesi o di grandi città. La gente che lungo le strade ti incita, i tanti bimbi, alcuni addirittura nelle braccia dei genitori, che allungano le mani per ricevere quel dammi il cinque, un gesto di saluto che dà loro allegria e a te tanta energia per proseguire. Ricordi che si accavallano, si mescolano, magari da scegliere, da catalogare, ma anche da lasciare così alla rinfusa come ritornano alla mente.

E così ecco le facce un po' tese alla partenza, la confusione ai primi ristori, il transito nei piccoli paesi con tanto di banda e scolaresche con i grembiulini, anziani davanti al bar intenti a giocarsi l'ennesima briscola, il saluto dei partecipanti alla Messa domenicale all'ingresso di una chiesa. Lo sfilare sotto case con porte e finestre aperte e godere del profumo di piatti da giorno di festa da farti venire l'acquolina in bocca, la musica di piccoli complessi scatenati in certi pezzi rock da brividi, persone appena alzate dal letto affacciate alle finestre a sorseggiare il primo caffè della giornata, altre che ti guardano senza capire il perché del tuo correre, improvvisati posti di ristoro con tavolini su cui trovi le cose più impensabili da assaggiare in quei frangenti.

Il ricordo di grandi raduni nelle città il giorno prima della gara al ritiro dei pettorali, le migliaia di spettatori alla partenza con tanto entusiasmo, ma anche con qualche invito più o meno bonario ad andare a fare cose diverse, clacson in lontananza di automobilisti infuriati per il blocco momentaneo a un incrocio. Poi il pensiero ai chilometri durante la gara: quelli che non passano mai e ti aumentano la fatica, specie in quei lunghissimi rettilinei nei quali o riesci a inserire il pilota automatico e a rilassarti un poco o si rischia di andare in tilt, e altri che invece volano veloci e ti regalano un salutare sollievo; le tante crisi vissute quando la stanchezza la fa da padrona e la testa va per conto suo, ma anche i momenti di vera euforia quando le gambe girano che tu nemmeno te ne accorgi, la presenza di qualche fastidio, crampi a esempio, qualche volta proprio sul finale quando hai già superato l'ultimo chilometro e si dovrebbe cominciare lo sprint finale, magari con un bel sorriso sulle labbra.

La visione dello striscione dell'arrivo con la presenza del display luminoso che segna inflessibile il tempo impiegato, il risultato dell'impegno profuso e della fatica e il frutto di tanti allenamenti e poi, finalmente, l'agognata medaglia, il giusto premio al proprio impegno. Poi un frettoloso ristoro, una sistemata alla meglio e il ritorno a casa per raccontare come è andata ad amici e parenti, con la mente già proiettata verso la prossima maratona!
Riapro gli occhi, sono transitati quasi tutti, ormai è ora di pranzo, ancora profumo di piatti da giorno di festa!

Luciano Caldari