CRONISTORIA DI UNO SVILUPPO

Il socio Benito Colonna (Toni), classe 1937, pensionato FS, nato nella frazione di Rivabella, in questo breve racconto ne ricorda la metamorfosi subita dagli anni cinquanta del secolo scorso.

Già negli anni cinquanta il turismo di Rimini si delineava come un'attività con buone prospettive per il futuro. A Rivabella invece non aveva ancora assunto la fisionomia di un lavoro vero e proprio. Erano state assegnate in concessione a privati zone di arenile appartenenti al demanio, che all'epoca solo pochi villeggianti frequentavano. Era ancora un turismo in fase embrionale. Trascorsero pochi anni e la situazione cambiò radicalmente anche su questo tratto di costa.

Le abitazioni erano scarse e di piccole dimensioni. Le attrattive artificiali, salvo qualche pista da ballo, quasi nulle, perciò il luogo era indicato per chi cercava pace e tranquillità. Il boom economico dell'Italia che cambiava diede impulso alla zona. Coloro che provenivano dalle grandi città industriali, trovavano qui, più che in una Rimini ormai affollata, l'opportunità di trascorrere una vacanza rilassante, necessaria per affrontare con serenità un altro anno di duro lavoro.

Gli affezionati bagnanti ritornavano anno dopo anno, come la rondine, alla stessa casa. Si instaurò così un duraturo rapporto di amicizia fra gli ospiti e i locali. Purtroppo di quell'epoca sono rimasti soltanto qualche testimonianza fotografica e i ricordi di alcuni anziani del luogo. Dove c'erano gli orticelli assolati sono sorti alberghi o piscine. Al posto di catapecchie e piccole case ora fanno sfoggio di sé belle ville o condomini.

Le strade del paese erano tutte bianche, segnate al centro da terra battuta, ai lati erano ricoperte normalmente da trifoglio e lateralmente da siepi e non di rado da ortiche. Il manto erboso di trifoglio conteneva una interessante varietà di vita composta da variopinte farfalle, cavallette dalle ali blu o rosse, cicale canterine, grilli e mille api ronzanti. Quelle strade, oggi, tutte asfaltate, che ci appaiono troppo strette, percorse da interminabili file di automobili, un tempo erano considerate larghe poiché il traffico era costituito da poche biciclette e qualche raro biroccio.

In quegli anni lontani, sulla via spesso si potevano osservare oche, anatre e tacchini al pascolo. Per poter distinguere i propri animali, che tendevano a imbrancarsi, i proprietari legavano su una zampa un fiocco di stoffa colorata. Era una pratica comune, come quella di rinchiudere, un poco prima della macellazione, le bestiole in un luogo buio e ingozzarle a forza con massicce dosi di granoturco e ghiande. Così, restando ferme nell'oscurità, finivano per diventare belle grasse, pronte per le feste natalizie.

Benito Colonna