RICORDI DI MARI LONTANI

In questa calda giornata di giugno sono al mare e, distesa sul mio lettino, lascio vagare lo sguardo verso la spiaggia e, ascoltando il leggero sciabordio delle onde, mi tornano alla mente alcuni versi di una canzone degli anni '80 di Renato Zero (... Spiagge immense ed assolate... fra le conchiglie e il sale ...) e ripenso ai molteplici aspetti degli immensi oceani e delle loro coste, che ho avuto l'opportunità di ammirare nel corso dei miei viaggi.

A Cape Cod, luogo privilegiato del New England, L'Atlantico mi si è mostrato corrucciato, quasi ostile, mentre si abbatteva con violenza sulla costa deserta e avvolta nella nebbia autunnale. Ne ho conosciuto ancora l'aspetto temibile sulla costa orientale della Guadalupa, battuta da un vento impetuoso che piegava la scarsa vegetazione. E poi... la scoperta delle stupende spiagge brasiliane! Qui l'Atlantico mi ha conquistata con l'abbraccio delle sue acque calde e spumeggianti mentre risalivo la costa che si stende all'infinito a nord di Fortaleza, verso la terra delle lagune e delle altissime dune di sabbia, e che si percorre in fuoristrada guadando corsi d'acqua più o meno profondi, fermandosi in improvvisate pousadas a gustare il freschissimo pesce ancora guizzante.

L'Atlantico è multiforme: l'ho scoperto percorrendo la costa del Marocco, in particolare ad Agadir dove le acque dell'oceano lambiscono dolcemente una spiaggia di sabbia finissima, a forma di mezzaluna, mentre a Essaouira, più a nord, a causa dei venti alisei che battono la spiaggia con raffiche spesso violente, mi sono prudentemente rifugiata nelle stradine strette della medina. Anche in Europa avevo avuto occasione di conoscere l'aspetto ventoso dell'Atlantico, sia a Biarritz che sulla costa della Bretagna, dove ho assistito alle acrobatiche evoluzioni di esperti surfisti.

Il mio pensiero vola adesso verso l'Oriente, al mio primo incontro con l'oceano Indiano. Dopo una traversata tranquilla in aliscafo verso l'isola di Gili Trawangan, ad est di Bali, è stato il ritorno, non programmato, su un piccolo fuoribordo a mettermi in contatto diretto con l'immensità di quell'oceano, suscitando in me sentimenti contrastanti: l'entusiasmo nel vivere un'esperienza unica, ma soprattutto il timore nel trovarmi, appena superata la barriera corallina, circondata da acque scurissime, quasi nere, che sembravano pronte a inghiottirci. Ricordo anche la splendida spiaggia di Danang, nell'ex-Vietnam del Sud; mentre vi passeggiavo di primo mattino, in un silenzio quasi irreale, immaginavo come doveva presentarsi durante la guerra: caotica e deturpata poiché era base militare e anche luogo di riposo dei piloti tra una missione e l'altra.

Di tutt'altro tenore è stato il mio ultimo approccio con l'oceano Indiano. Pochi mesi fa ho avuto il privilegio di soggiornare per qualche giorno alle Maldive e - lo dice una persona amante delle Dolomiti! - ho potuto immergermi in acque verde-azzurre trasparenti che ospitano tartarughe, piccoli squali, mante, pesci multicolori... ho camminato su spiagge di sabbia bianchissima di origine corallina, riparate dalla barriera su cui si infrangono le onde più temibili dell'oceano. È stato il luogo del riposo assoluto, della quiete rotta soltanto dal sibilo del vento e dall'ipnotico e ritmico rumore delle onde. E quest'ultimo ricordo mi riporta qui, a Rimini, in un sonnolento pomeriggio estivo, sulla riva di un mare tranquillo e familiare che non riserva sorprese, ma sa infondermi una benefica sensazione di serenità.

Rosanna Battistoni