I CACCIATORI

Il socio Benito Colonna, classe 1937, pensionato FS, nato nella frazione di Rivabella dove tuttora risiede, in questo suo breve racconto ricorda un discutibile sistema di cattura degli uccelli in uso ancora nei primi decenni del dopoguerra. In questo caso però attuato a fin di bene.

Otello, il figlio di Maria la prima bagnina di Rivabella, come un fratello maggiore mi portava spesso con sé. Eravamo entrambi appassionati cacciatori senza fucile. Fra me e lui però c'era una differenza sostanziale: a me gli uccelletti piaceva catturarli, ma li apprezzavo pure nel padellino in compagnia di qualche spicchio d'aglio, un po' di pancetta e un rametto di rosmarino. A lui piaceva catturarli e tenerli in gabbia o in una stanza.

Ricordo che durante le nevicate, nella casetta in cui abitava, preparavamo le panie per la cattura di uccelletti utilizzando il vischio acquistato alla fiera di san Martino, l'11 novembre a Santarcangelo. Si mescolava il vischio con l'olio di lino cotto affinché non gelasse, allentandolo e lavorandolo al calore della stufa.

Andavamo poi a posare un bel cavolo verza ben in vista in un ampio spazio innevato, poi tutt'attorno infilavamo nella neve le parti basse delle panie formando delle simil siepi. Le allodole, affamate e ghiotte di cavolo, arrivavano a branchi e una volta posate a terra, procedevano saltellando verso il cibo. Inevitabilmente parecchie, nel tentativo di superare le siepi di panie, restavano catturate dal vischio.

Che fine facevano le bestiole? Andavano a fare compagnia ad altri uccelletti. Otello teneva e nutriva tutti al calduccio in una stanza finché il freddo intenso non allentava la sua morsa, allora apriva la porta della prigione restituendo la libertà ai suoi ospiti.

Benito Colonna