L'INVENTORE

Ho conosciuto una persona molto intelligente (strana la vita, lui era convinto di non esserlo), che chiamerò Raro. Era una persona educatissima, rispettava tutti, se gli capitava di sbagliare (capita a tutti ) ammetteva i propri errori e si scusava, rispettava le idee di tutti pur esprimendo le proprie. In privato e su facebook (aveva anche l'account su facebook), non offendeva mai nessuno. Aveva capito che, il proprio orgoglio non deve inficiare la verità. Insomma, era una persona intelligente.

Si ingegnava un po' di tutto. In casa aveva costruito un piccolo laboratorio, dove esprimeva il suo genio, con piccole invenzioni domestiche per agevolare il lavoro di sua moglie. Studiava molto. Faceva sempre nuovi progetti ed esperimenti, ma ritenendosi poco intelligente, li teneva per se stesso. Un giorno, Raro, dopo varie prove inventò un siero, che aumentava notevolmente l'intelligenza. Siccome il suo piccolo laboratorio si trovava in cantina dove abitano i topi, propose a uno di loro di sperimentarlo (Raro era anche buono e non voleva catturarlo con la forza).

Il topo, dopo essersi consultato con la sua famiglia, accettò. Appena assunto il prodotto, questo si mise a cercare il gatto per chiedergli scusa per averlo fatto arrabbiare, chiamò i suoi amici topi per insegnare loro che il formaggio non si doveva rubare, ma accettato solo se guadagnato con piccoli lavori di servizio al gatto.

Si mise anche a fare calcoli complicati, equazioni, trigonometria, logaritmi e così via. Il prodotto funzionava e Raro lo sperimentò anche su se stesso. Essendo lui già molto intelligente, incise poco su di lui, ma aumentò la considerazione che aveva per se stesso, per cui decise di sfruttare la propria invenzione. Produsse varie dosi di siero per l'intelligenza e pensò di ricavarne un onesto guadagno.

Aprì un negozio in via Testoni (pensò che in quella via, sarebbe stato più facile vendere il proprio siero). Sicuro del fatto suo, vi applicò un'insegna con su scritto: Vendesi siero che rende intelligenti. Ma tutti coloro che abitavano in via (dei) Testoni, quando passavano davanti al negozio, pensavano : a me non interessa, tanto sono già intelligente.

La voce si sparse, ma stesso risultato. Ai pochi clienti che entravano nel negozio convinti di averne bisogno, Raro gli negava il siero perché spiegava loro che, se ritenevano di averne bisogno, dimostravano di essere già intelligenti. Insomma, così il negozio non poteva funzionare, per cui fu costretto a chiudere. Però la sua intelligenza gli permise di avere un lampo di genio. Pensò: Se vado in TV e faccio una trasmissione che parla di cucina, posso utilizzare anche tutti gli attrezzi che avevo costruito per mia moglie.

Detto fatto, imparò qualche ricetta (Raro fece presto) e si mise a trasmettere. Ora è un cuoco famoso che voi tutti conoscete (chi non conosce i cuochi?), che per ovvi motivi l'ho chiamato con lo pseudonimo di Raro. Conclusione: a cosa serve l'intelligenza? Ecco perché non si trova sul mercato, perché non serve. Oppure no!
L'intelligenza è una moneta strana. Chi ne abbonda pensa di scarseggiarne e chi ne scarseggia pensa di averne in abbondanza.

Filippo Vannini