UNA DIREZIONE LUNGIMIRANTE

Nel panorama delle associazioni che operano nella gestione del tempo libero (Dopolavori e CRAL con una rete di centri diffusi su tutto il territorio Nazionale), in anni di Ferro e di Fuoco di falcidia dello stato sociale (welfare), come una rara mosca bianca, il Dopolavoro Ferroviario è riuscito, diversamente da altri, a resistere, sia pure con l'insorgere di innumerevoli problematiche.

Lo specchio di quanto accaduto nel Paese si è palesato anche nella nostra città: un colosso come il Dopolavoro Postale che contava una zona bagni al mare con relativo chiosco bar, tre hotel di prim'ordine a Marina centro ha visto dissolto questo ingente patrimonio, un'eclisse che ha investito anche altri CRAL, sia pure di caratura minore, nelle categorie dei lavoratori Elettrici, Telefonici, Bancari, ecc.

La premessa a questa sopravvivenza è da ricercare in un atto del Senato della Repubblica, datato 21/11/2001, che approvava un ordine del giorno promosso su istanza dalle OO.SS. dei Ferrovieri e dal Dopolavoro Ferroviario Nazionale, con il parere favorevole del Governo e di tutti i gruppi parlamentari che veniva recepito in occasione della conversione in legge del decreto 351/2001 sulla cartolarizzazione dei beni immobili, o.d.g. che così recitava: rilevato che tra i beni iscritti nello stato patrimoniale della Rete Ferroviaria Italiana S.p.A. sono compresi impianti sportivi, le sedi sociali, gli spazi associativi e ricreativi in possesso del Dopolavoro Ferroviario e che detti beni sono stati realizzati con risorse del Dopolavoro Ferroviario e dei soci lungo 75 anni di vita del Dopolavoro Ferroviario; considerata l'opportunità di salvaguardare i legittimi interessi patrimoniali e giuridici del Dopolavoro Ferroviario e dei soci maturati in relazione agli investimenti realizzati, impegna il governo: in sede di applicazione della legge di emanazione dei relativi decreti e disposizioni ad adoperarsi per la salvaguardia della peculiarità del Dopolavoro Ferroviario e delle finalità sociali dei beni in concessione nonché adoperarsi al fine di favorire la permanenza del Dopolavoro in detti immobili garantendo altresì che gli organismi che dovessero subentrare nella loro proprietà ne garantiscano la possibilità di acquisto in capo al Dopolavoro tenendo altresì conto degli interventi apportati dal Dopolavoro con risorse proprie.

Orbene questo atto ha giocato in modo rilevante a favore della causa DLF, ma di certo da solo non poteva essere risolutivo. In successive riunioni fra la Dirigenza della nostra Sede Centrale, presidente Oliviero Brugiati, e l'a.d. di R.F.I. ing. Mauro Moretti (fra l'altro nostro concittadino) quest'ultimo poneva l'esigenza di decurtare in modo drastico i finanziamenti fino allora elargiti a favore dei DLF giustificandola come misura necessaria al fine di contribuire a sanare l'allora disastrato bilancio. Fu in quelle circostanze che si riuscì a definire un accordo quadro per le aree, gli immobili in consegna ai DLF. Si passò così dal precedente affidamento in comodato d'uso gratuito alla corresponsione di un affitto concordato.

Fu una vera rivoluzione. Gli allora 110 DLF Territoriali da sempre assistiti si trovarono di colpo ad affrontare una situazione nuova, difficile da gestire. Vi è da dire però che la stragrande maggioranza di questi, nel giro di qualche anno, riuscì non senza sacrifici ad adattarsi a questa condizione, anche se spesso a detrimento delle attività con una conseguente contrazione delle stesse. Nel giro di qualche anno poi la Sede Centrale adottò un'altra strategia rilevatasi vincente: l'acquisto graduale degli immobili affidati ai DLF. Di questi, gli acquisiti rappresentano oggi circa il 65% del totale.

La formula adottata dalla Sede Centrale per perfezionare l'operazione è stata quella della sottoscrizione di mutui il cui pagamento è stato girato ai DLF Territoriali interessati. Da questo disegno sono rimasti fuori i DLF che hanno sedi o strutture all'interno di impianti ferroviari, assolutamente non cedibili e pochi altri, circa una dozzina. Fra questi ultimi per l'appunto si ritrova ancora il DLF di Rimini.

A questo proposito vi sono tuttavia da rilevare delle novità: in una recente riunione tenutasi presso il nostro DLF, il 24/01/2018, alla presenza dell'assessore del Comune di Rimini alla Mobilità, Programmazione Gestione del Territorio e Demanio, il Presidente nazionale ha manifestato la determinazione di acquisire, se poste in vendita, le aree del DLF di Rimini esercitando il diritto di prelazione. In questa circostanza l'assessore dichiarava che da parte del Comune il solo obiettivo è quello di vedere qualificate al meglio le aree DLF. Questi i fatti che sembrerebbero avere per la nostra associazione una evoluzione favorevole. In questo senso pertanto l'attesa degli sviluppi è oggi improntata a un moderato ottimismo!

Giovanni Vannini