ALBERGATORI IMPROVVISATI

Durante i primi anni cinquanta, sulla Riviera romagnola il turismo di massa era agli albori. Nascevano le prime attività dedicate al turismo, tra le quali quella dell'albergatore. Non si costruivano veri e propri alberghi, ma piccole pensioni gestite a livello famigliare, poco professionale ma molto accogliente. La cucina era semplice, ma casalinga e molto apprezzata. Il cliente cessava di essere cliente e diventava amico, tornando poi l'anno successivo e procacciando nuova clientela.

I prezzi erano contenuti e le persone si adattavano a dormire anche nelle soffitte, soprattutto i ragazzi. Vi era quindi una certa improvvisazione. Ne è un esempio la lettera che segue, scritta da un albergatore di Igea Marina, datata 24 Giugno 1953, in risposta a una richiesta di ospitalità da parte di un cliente.
Questa lettera è stata tratta dal libro La Pasquela del Prof. Leonardo Neri.

Caro signore, rispondo alla sua lettera del 20 Giugno, con la quale mi chiedeva se ci posso dare il mare per il mese di Luglio. La risposta eccola: Sì (segue descrizione del fabbricato). L'acqua corrente ce la porto io tutte le mattine e mia moglie porta via i bisogni notturni. Per lavare c'è mia figlia. Quando fa bello si mangia in pergolato, se no dentro. Per i divertimenti abbiamo l'aradio che l'abbiamo appena comprata, poi c'è il capostazione che gioca bene a briscola. Il gabinetto non c'è, ma abbiamo la stazione qui vicino. Per il vestirsi non importa, siamo qui tutti fra noi. Per il prezzo ci facciamo 8,50 lire al giorno, tutto compreso, senza il viaggio e le sigarette, che però ce le vendo nel mio otello. Di fronte a noi c'è la strada e vanno in su e in giù, si traversa la strada e zacchete si è nel mare, col quale spero mi dica di sì e sono il suo...

P.S. Avrà accettato? Questi eravamo noi.
(Lettera vera, ma non sembra).

Filippo Vannini