TRENO ARMATO

Il socio Benito Colonna, classe 1937, pensionato FS, nativo della frazione di Rivabella dove tuttora risiede, in questa occasione si sofferma sulla rievocazione storica di eventi bellici che hanno interessato nel secolo scorso un tratto della linea ferroviaria Rimini - Ravenna.

Il 25 maggio 1915 l'Italia entra in guerra con l'Austria. Già all'alba dello stesso giorno un dirigibile austriaco sorvolò Rimini, sostando qualche tempo sul ponte ferroviario del fiume Marecchia. Nel frattempo in mare era apparso l'incrociatore Sankt Georg, scortato da due cacciatorpediniere, che aprì il fuoco contro il ponte per cercare di interrompere la circolazione ferroviaria, fortunatamente senza provocare danni e causando una sola vittima. Seguirono altri cannoneggiamenti nei giorni seguenti, sia al ponte sia all'officina ferroviaria, causando ingenti danni. Fortunatamente l'attacco venne effettuato in un'ora in cui non c'erano operai altrimenti sarebbe stata una strage: basti pensare che l'officina poteva contenere fino a quaranta locomotive e settecento operai.

Vista la necessità di difesa, il deputato Cipriano Facchinetti chiese e ottenne dal Ministero della guerra un treno armato formato da: due locomotive alle estremità, quattro o cinque carri blindati con torretta per gli avvistamenti delle navi austriache, con quattro pezzi di artiglieria da 152 mm, due pezzi antiaerei da 76 mm e due mitragliatrici. Per proteggere sia il treno che la ferrovia era stata innalzata, lato mare, una lunga e alta trincea di sabbia. La sede del treno era nella stazione di Cervia; il convoglio faceva la spola sul tratto di ferrovia (allora Ferrovie Ravennati), in vista del mare, da Cervia a Rimini.

Il casello ferroviario n. 120 era occupato dalla famiglia di mio nonno Luigi che, con la qualifica di Caposquadra Cantonieri, svolgeva servizio nella tratta Rimini - Bellaria, mentre la nonna esercitava la professione di casellante (a quel tempo: guardia barriere). Purtroppo l'edificio era ben visibile e perciò era un possibile bersaglio. Durante i bombardamenti navali non era opportuno restarci. Mio nonno pensò di porre rimedio al problema escogitando un'opportuna soluzione.

Al disotto della linea ferroviaria, non lontano dal casello, lato Viserba, esisteva, ed esiste ancora oggi, un ponticello adibito al passaggio, sotto la ferrovia, di un fossato atto allo scolo delle acque piovane e sorgive da monte a mare. Ebbene, il nonno incise delle tacche sui mattoni delle pareti laterali al di sopra del livello massimo dell'acqua, puntellò saldamente dei travicelli e su questi sistemò delle assi. Approntò così un rifugio sicuro che all'occorrenza garantiva l'incolumità alla sua famiglia.

Aggiungo un ricordo personale: durante il passaggio del fronte 1944-1945, i binari erano stati tolti e quella che era la strada ferrata serviva come via diretta verso il Nord Italia per il passaggio di carri armati e camion dell'esercito alleato. La riattivazione della ferrovia Ravenna - Cervia venne ultimata il 20 giugno 1948; dieci mesi dopo venne ripristinato il restante tratto fino a Rimini.

Benito Colonna