IL TRENO DELLA MIA GIOVENTÙ

Quando frequentavo l'università a Ca' Foscari, almeno cinque volte a settimana prendevo il treno sulla linea Udine-Venezia. Invece di salire alla stazione di Treviso Centrale dove, soprattutto di mattina, c'era sempre una folla di persone pronte all'arrembaggio dei treni in arrivo, avevo scelto una stazioncina periferica (tuttora funzionante, anche se del tutto automatizzata) a 10 chilometri da quella centrale. Lì si fermavano solo i treni accelerati (come venivano chiamati allora i regionali), ma in tal modo avevo la sicurezza di trovare sempre un posto a sedere per poter tranquillamente riordinare i miei appunti e talvolta i miei pensieri.

Il treno correva in mezzo alla fertile campagna veneta fermandosi nelle piccole stazioni di Preganziol e Mogliano Veneto, poi scaricava gran parte dei passeggeri nella caotica Mestre, e infine imboccava il lungo ponte che unisce Venezia alla terraferma. Durante quel tragitto quanti sentimenti occupavano la mia mente e il mio cuore!: la spensieratezza della gioventù, la gioia nell'incontrare gli amici, l'attesa di rivedere qualche persona speciale, ma soprattutto il timore e l'ansia nel dover affrontare una prova di esame.

Lo spettacolo della laguna che si offriva ai miei occhi, uscendo dalla stazione di Santa Lucia, passava spesso in secondo piano per la fretta di raggiungere Ca' Foscari e di non arrivare in ritardo alle lezioni o all'appello per un esame: di corsa lungo calli e attraverso campielli, passando in fretta davanti alla Scuola di San Rocco e superando ponti e ponticelli. Al ritorno il treno mi accoglieva spesso stanca, ma felice e desiderosa di rientrare a casa per portare la buona notizia di una prova ben superata. E non facevo mai caso agli scomodi sedili di legno che caratterizzavano i treni di quella tratta, all'odore di fumo stagnante.

Ancora adesso, quando mi è possibile, è con il treno che mi piace spostarmi da Treviso a Venezia perché così rivivo in parte le sensazioni che accompagnavano da studentessa i miei viaggi quotidiani, faticosi ma anche ricchi di aspettative per il futuro.

Rosanna Battistoni