DISGUIDI

Tanti sono i modi di dire che hanno per soggetto un treno. C'è il treno sempre in ritardo, l'ultimo treno, quello da prendere al volo, quello che non passa più, quello perso, quello sbagliato. Ecco proprio su di uno sbagliato è imperniata questa storia.

Primavera dei primi anni ottanta: il mio servizio di quel giorno prevedeva una andata e ritorno su Bologna con partenza da Rimini nel primo mattino a un'ora comunque decente, e ritorno con termine servizio verso le tredici circa. Servizio ottimo. Oltretutto il treno di ritorno aveva un paio di caratteristiche che lo faceva benvolere. Si trattava di un convoglio di carrozze vuote, senza servizio viaggiatori; inoltre la guida del convoglio veniva effettuata dalla vettura pilota telecomandando il locomotore posto in coda treno, per cui non si avevano i tanti rumori del locomotore stesso.

L'orario del treno non prevedeva nessuna fermata, con un'impostazione di velocità di 140/160 chilometri orari. In poco più di un'ora finito tutto. Una pacchia! Come spesso accade anche in frangenti tranquilli, c'era però un piccolo particolare che richiedeva una certa attenzione, soprattutto da parte del personale di stazione, una cosa di cui dirò poi.

All'ora prevista per la partenza, il segnale posto sul binario del nostro treno si disponeva verde e la paletta del capostazione, giunto sul posto, ci dava il via libera. Superato tutto l'itinerario di uscita della stazione a velocità ridotta, ecco la piena linea, come si dice in termine tecnico, e allora via alla velocità massima consentita.

Il collega, oltre a osservare che tutto procedesse nei modi dovuti, era impegnato a compilare tutta la documentazione prescritta. Superate le prime stazioni, a un tratto la nostra tranquillità fu bruscamente interrotta. Sentimmo bussare alla porta della cabina di guida! Ci guardammo sorpresi, e a dire il vero anche un po' preoccupati.

Il collega aprì la porta e ci trovammo di fronte una ragazza che, con le lacrime agli occhi e balbettando, ci disse che forse aveva sbagliato treno e che lei doveva prendere quello per Venezia e scendere a Padova dove era attesa dal padre. Disse di essere arrivata in stazione in anticipo; visto che il treno era pronto, era salita e si era appisolata e ora si trovava in quella situazione. Subito, di fronte alla sua disperazione, cercammo di tranquillizzarla un poco, riuscendoci però solo in parte.

Continuando a singhiozzare, ci raccontò di essersi recata all'Università in mattinata per ritirare dei documenti importanti che doveva poi nel pomeriggio far compilare e vidimare non ricordo bene da quale Ente o Ufficio della sua città, per riconsegnarli con urgenza la mattina seguente a Bologna. Ora quel contrattempo rischiava di mandare a monte tutti i suoi progetti. La sua situazione sembrava veramente compromessa e ci sentimmo anche noi addolorati.

Cercammo con calma di superare quei primi momenti e, sempre ricordando che avevamo un treno da condurre, decidemmo sul da farsi. Occorreva portare la ragazza fino la prima stazione da cui avrebbe potuto prendere un treno che l'avrebbe riportata a Bologna. Dopo una rapida consultazione degli orari si riaccese una flebile speranza. Infatti saremmo potuti giungere a Imola quasi in contemporanea con l'arrivo nella stazione stessa di un interregionale proveniente da Rimini.

Riuscendo a prendere quel treno, c'era ancora una piccola possibilità di prendere al volo a Bologna la coincidenza per Venezia. Ingresso in stazione a tutta velocità, frenata precisa, come non sempre riesce, arresto proprio di fronte all'ufficio Dirigenti dove a un sorpreso capostazione giustificammo la nostra anomala fermata. Commoventi, nello scendere dalla vettura, i ringraziamenti della ragazza per il nostro aiuto. In lontananza la sagoma del treno in arrivo. La prima parte ebbe così un lieto fine, il resto chissà!

Oggi la protagonista di questa storia avrà poco più di cinquant'anni, forse dei figli ai quali potrebbe aver raccontato di quel treno sbagliato. Se è riuscita oppure no a salire su quel treno a Bologna, la sua vita avrà preso una direzione anziché un'altra e lei avrà intrapreso o meno quella strada sognata che iniziava con la riconsegna di quei documenti. Anche oggi, che più che mai si cerca di programmare tutto e di avere una certa razionalità, basta un fatto banale, una semplice coincidenza, un incontro più o meno fortunato, un solo granello di sabbia... e cambia il corso della vita.

E così spesso ci si trova impreparati, spiazzati, impotenti davanti a un destino forse già scritto da tanto tempo! Ricordate quel particolare di cui si parlava all'inizio? Il fatto era che il nostro treno si trovava sul binario dal quale, 40/50 minuti dopo la nostra partenza, sarebbe stato pronto il treno per Venezia e la stazione, malgrado il nostro avviso che la cosa poteva trarre in inganno i viaggiatori, già dava sul tabellone luminoso del marciapiede, con inappropriato anticipo, l'indicazione del treno con destinazione la città veneta. Da qui l'inizio della disavventura.

Luciano Caldari