VIAGGIO IN POLONIA

Anni fa, ho fatto un viaggio in Polonia con un nipote che ha la fidanzata a Varsavia e che lavora all'ambasciata come interprete. Arrivati nella capitale polacca, siamo andati a passeggiare per la via più importante, la Novy Swiat. A un certo punto ci siamo fermati davanti alla vetrina di un fotografo specializzato in matrimoni, dove erano esposti numerosi ritratti di sposi novelli. Ho scambiato con mio nipote un'occhiata carica di malinconia: che tristezza quanto i poveri si vestono per sembrare e illudersi di essere eleganti! Lei tutta in bianco con uno strascico striminzito, lui con uno smoking, forse preso a nolo, ma della taglia sbagliata.

Questo mi fece ricordare che anni prima avevo letto un libriccino di poche pagine, un piccolo diario, tipo quello di Anna Frank, ma molto più triste. Ve lo voglio raccontare. Si tratta del diario di David Rubinowicz. In questo breve testo un Ebreo polacco che frequenta le elementari, privo di cultura, figlio di contadini, annota giorno per giorno sul quaderno di scuola quanto avviene nel suo villaggio durante l'occupazione nazista. Oggi sono arrivati i tedeschi, hanno portato via la ragazza più bella.... Poi i soldati di Hitler portarono via anche lui per sempre. Del piccolo David non si sa quasi nulla, la sua casa non esiste più.

La fidanzata polacca di mio nipote anche se abbastanza colta, non conosceva questo dramma. Siamo andati dove una volta c'era quella casa, abbiamo trovato un cortile con mucchi di ferro arrugginito e abbandonato. Terminata la guerra, mentre ripulivano le case che erano state rase al suolo, saltarono fuori dei quaderni; si dice che sia passato di là un signore che li raccolse, li lesse e poi li fece avere a un editore che li pubblicò. Per due anni David aveva annotato i suoi strani pensieri e le vicende del suo villaggio durante l'occupazione nazista: la piccola cronaca racconta il mutare delle stagioni, le ore animate dalla speranza o segnate dalla morte.

David non è Anna Frank, è un piccolo contadino, forse non è stato mai al cinema e tanto meno ha ascoltato musica; la sua fantasia si è accesa grazie ai magici racconti dei cartelloni colorati appesi al muro dietro la cattedra della sua maestra. David racconta con semplicità e distacco i terribili eventi di cui è protagonista e testimone. Scrive come scrivono i bambini, ma capisce il dramma che il suo villaggio sta vivendo e trova la rassegnazione e la forza per accettarlo. Il giorno che uccidono la ragazza, bella come un fiore, rimane sgomento. Quella offesa è troppo grave.

Quando gli portano via il padre, non sa capire e accettare. Forse annota, se lo sarà meritato. La colpa di tutto è Abramo scrive il piccolo ebreo, che cerca nella severità della Bibbia una risposta alle mille domande che gli passano per la testa.

Il viaggio continua, sono andato a Auschwitz; c'era ancora un custode, un sopravvissuto, che era stato rinchiuso in quel campo soltanto perché indossava la divisa di boy-scout. Era tutto recintato con tanto di filo spinato, le baracche vuote ma popolate da migliaia e migliaia di presenze, il laghetto in cui si buttavano le ceneri di coloro che erano passati per il camino...
Tristezza infinita!

Oggi la Polonia è popolata da gente perbene, che lavora con entusiasmo, ed è tutta un cantiere, grazie anche ai fondi della Comunità europea.

Pompilio Parzanese