Il socio Virginio Cupioli (Tonino), classe 1926, pensionato FS, già Capo Stazione Superiore, si sofferma su ricordi della sua giovinezza, in questo caso su un lavoro praticato in passato: il riparatore di oggetti di terracotta. Questo avveniva in tempi di condizioni economiche disagiate diffuse, in cui trovavano spazio anche certi lavori ora caduti nell'oblio.
Arrivava portandosi uno sgabello con gambe pieghevoli; a tracolla aveva un contenitore simile alla faretra che conteneva vari attrezzi, stecche di ombrelli, filo di ferro sottile malleabile e una scatoletta di latta riciclata contenente colla indefinita. Indossava indumenti consunti e portava in testa un cappello a larghe falde. Riparava orci, olle, giare e recipienti di terracotta frantumati o crepati, li rinforzava con una sottile spranga praticando dei fori; riparava anche ombrelli sostituendo le stecche rotte, manici di tegami e altre suppellettili casalinghe.
Si sedeva sul muretto di recinzione lungo la strada a lavorare, in modo da farsi vedere dai passanti che gli dicevano: Dop arvenzè da me, ca ho dla roba da met a post (dopo rimanete da me che ho della roba da mettere a posto).
Per bucare la terracotta usava una piccola trivella inserita in un fuso di legno snodato, con dei fili forti attorcigliati sotto e sopra, che tirati alternativamente, facevano girare la trivella che avanzava e si ritraeva perforando lo spessore dell'oggetto da riparare. I nodi del filo di ferro li disponeva esternamente. Era paziente, accettava come compenso ciò che gli veniva dato, gradiva un bicchiere di vino. Parco di parole, se ne andava sorridendo e ringraziando.
Virginio Cupioli