L'estate 2016, da poco messa in archivio, è stata densa di avvenimenti sportivi seguitissimi come sempre da numerosi appassionati. Si sono disputati infatti nell'ordine: il campionato Europeo di calcio che si svolge ogni 4 anni, poi l'annuale Tour de France e a seguire le Olimpiadi, anch'esse a frequenza quadriennale. E così a ogni ora della giornata tutti davanti agli schermi televisivi a seguire le innumerevoli gare. I risultati, le varie vicende, i tanti protagonisti sono ancora nella mente di ognuno di noi.
Tutto questo scorrere di immagini ha curiosamente innescato in me la voglia di ricercare nella mia mente i ricordi più remoti di avvenimenti sportivi che si sono disputati tanti anni fa. È stato un esercizio interessante, un incredibile e simpatico amarcord svolto davanti ad alcune birre in compagnia di amici più o meno della mia stessa età.
Del ciclismo, in particolare del Tour de France, i ricordi più lontani iniziano nelle estati della seconda metà degli anni cinquanta quando la lettura dello Stadio era uno dei miei passatempi preferiti con le cronache delle imprese dei vari Bobet, Gaul, Geminiani, Poblet, Darrigade, Anquetil, Bahamontes e degli italiani Nencini, Defilippis, Baffi, Favero, Baldini sulle strade della Grande Boucle come era chiamato in gergo il Tour.
Di Ercole Baldini, detto la locomotiva di Forlì, il ricordo più nitido fu la leggendaria vittoria nel campionato del mondo nel 1958 a Reims, in Francia. La lettura della cronaca di quella impresa suscitava entusiasmo tra i tanti appassionati di ciclismo e anche la mia fantasia andava veloce al pari dei famosi ciclisti.
Del calcio il ricordo principale risale anch'esso al 1958: serata estiva, ghiacciolo offerto dal nonno in mano, seduto nelle prime file di scomode sedie di legno davanti allo schermo della televisione del bar con tanta gente intorno ad assistere alla finale del campionato del mondo di calcio.
La Svezia, padrona di casa, ottima squadra, sfidava uno stratosferico Brasile. Il particolare che più mi è rimasto impresso della serata fu che la stragrande maggioranza dei presenti era a favore del Brasile mentre io, chissà perché, parteggiavo per la Svezia.
Il mio era quindi un tifo estremamente silenzioso e composto, ma grande fu poi la gioia quando subito in avvio di partita gli scandinavi passarono in vantaggio. Poi durante la gara la superiorità dei brasiliani ebbe il sopravvento e il risultato fu un sonante 5-2 per loro.
Nella Svezia erano diversi i giocatori in campo che militavano nel campionato italiano, in particolare Liedholm che diventò poi anche un eccellente allenatore. Che dire del Brasile se non che era composto da leggendari giocatori? Tra loro, al suo debutto poco più che diciasettenne, quello che diventò poi forse il giocatore più forte di tutti i tempi: il leggendario Pelé.
Delle Olimpiadi il ricordo più lontano risale al 1960. Quella edizione dei giochi si svolse a Roma tra la fine d'agosto e l'inizio di settembre e alcuni di quei giorni coincisero per me con quelli passati in ospedale per una brutta frattura a un braccio. Ciò mi rese un po' più difficile seguire i diversi avvenimenti, alcuni dei quali sono restati impressi nella mia mente. Forse il ricordo più nitido è il trionfo di Livio Berruti, medaglia d'oro nei 200 metri e poi la storica impresa dell'etiope Abebe Bikila, vincitore della maratona percorsa a piedi scalzi! Di quella Olimpiade altri personaggi notevoli saranno a lungo ricordati, come il sovietico Valery Brumel nel salto in alto, la statunitense Wilma Rudolph vincitrice di tre medaglie d'oro nella corsa veloce e soprattutto un personaggio deceduto da poco, che rivestì poi negli anni una notevole importanza, oltre che nel proprio sport, anche come figura di rilievo politico e sociale: il leggendario pugile Cassius Clay, divenuto poi Muhammad Ali.
Un commento sulle Olimpiadi del 2016? No, quelle saranno il nostro amarcord tra una sessantina d'anni, sempre davanti a qualche birra, sempre in compagnia di qualche amico della nostra età!
Luciano Caldari