Ci troviamo nel parcheggio del Cinema Settebello in una trentina. La maggior parte dei partecipanti è formata da coppie di giovani pensionati, ci sono anche alcune signorine e signorini. Il pullman bello e ampio ci permette di sistemarci comodamente. Partiamo in direzione di Pescara per poi attraversare gli Appennini e scendere fino a Napoli.
Il viaggio è tranquillo, grazie alla professionalità dei giovani autisti. Il tempo è buono per la maggior parte del tragitto; il mare calmo e lucente sfila alla nostra sinistra e campi verdi di grano e rossi di papaveri sfilano sulla nostra destra. Lontano, sui colli, si scorgono i tanti bei paesi marchigiani: l'imponente mole del Santuario di Loreto, il profilo di Recanati che ha ispirato Leopardi, Torre di Palme incombente sull'autostrada.
L'arrivo al porto di Napoli per l'imbarco è facile nonostante una pioggerella che costringe buona parte del gruppo ad attendere nella sala d'aspetto. Solo qualcuno più coraggioso se ne va a vedere da vicino la bella Stazione Marittima degli anni '30, opera dell'arch. Cesare Bazzani. A sera ci si imbarca per attraversare il Tirreno e raggiungere le Isole Eolie, meta del viaggio. Il mare abbastanza calmo permette un sonno ristoratore.
Quasi all'alba, ci si trova sui ponti per scattare le prime foto delle Isole. Ecco che si avvicina Strombolicchio, un grande scoglio con un faro sulla sommità, subito dopo Stromboli con il suo vulcano fumante. D'ora in poi le rocce nere e rosse, il giallo delle ginestre, il blu del mare, il bianco delle case sparse sulle isole riempiranno i nostri occhi padani non abituati a questi colori così netti. In mezzo al mare si vedono ovunque guglie e rocce affioranti e isole lontane nella bruma.
La navigazione si fa interessante. Panarea si presenta con un palcoscenico di bianche costruzioni che abbracciano il porto. È l'isola più in del gruppo e lo si nota dalle case molto ben tenute e piene di fiori multicolori. Nella baia sono ancorate diversi yachts che si dondolano mollemente. Poi appare Salina, un'isola grande e molto abitata, con terrazzamenti atti all'agricoltura. Lipari si presenta con i suoi fianchi bianchi per le grandi cave di pomice, che la resero famosa in passato. Ora sono rimasti questi fianchi bianchi e resti di archeologia industriale. Il mare sottostante è blu intenso in netto contrasto con la roccia bianca.
Finalmente a metà mattina sentiamo di essere in prossimità della nostra meta: l'isola di Vulcano. Lo sentiamo fisicamente perché i nostri nasi captano un'aria diversa, un'aria che sa di zolfo. Ed eccola stupenda in mezzo al mare con il suo imponente vulcano fumante: sono le fumarole che si trovano sull'orlo del cono vulcanico. La nave attracca e un'aria forte ci prende alla gola, sembra difficile respirare, ma è un attimo, ci si abitua alla svelta. Finalmente terra!
Tiriamo tutti un sospiro di sollievo, noi siamo terricoli, siamo padani. L'albergo che ci ospiterà è un po' lontano dal porto, ma la passeggiata dopo tanta navigazione ci rimetterà in sesto. Attraversiamo il piccolo agglomerato del porto e ce ne andiamo per stradine letteralmente coperte da siepi fiorite che ci predispongono a una piacevole vacanza. Siamo in uno dei posti più belli che esistano al mondo.
Il complesso alberghiero che ci accoglie è collocato nel verde; una grande piscina e un bel giardino attrezzato ci fanno pregustare momenti di pace e di relax. La grande vetrata della sala ci fa godere ancor più l'ottima cucina siciliana che ci viene servita; il bis è richiesto spesso e volentieri e il vino bianco e fresco della casa va giù che è un piacere.
La sera, una signora del gruppo gestisce il gioco del burraco: i tavoli vengono preparati e le carte smazzate e si inizia a giocare. Altri siedono attorno al camino (in senso metaforico) a far chiacchiere. Qualche romantico esce per la strada buia e si va a godere il cielo stellato e il frinire dei grilli.
Il giorno dopo comincia il programma: alcuni vanno in barca a visitare le isole di Alicudi e Filicudi più decentrate e lontane, altri rimangono per andare a fare i bagni nei fanghi termali al porto, altri decidono di salire sulla sommità del Vulcano per fare ricerche mineralogiche e per vedere da vicino le puzzolenti fumarole, gialle per lo zolfo che si deposita sui sassi circostanti.
La salita al vulcano si fa, ma per i giovani ormai attempati è abbastanza dura. Prima si cammina su una soffice coltre di sabbia vulcanica, poi il sentiero si fa più irto, ma più agevole. Quando si arriva in cima lo spettacolo che si presenta lascia a bocca aperta: grandioso, unico, eccezionale. Ho viaggiato, ho visto tanti posti, ma questo è tra i più belli.
Nei giorni seguenti visitiamo Lipari dal centro antico, con la sua rocca sul mare e il castello e la cattedrale. Giriamo l'isola passando per le cave di pomice, i campi con i filari di viti, le siepi di fichi d'India lungo le strade. Il tempo ci regala una lieve brezza e tanto sole. Poi eccoci a Salina famosa anche per fatti cinematografici; qui infatti fu girato il postino.
Nell'elegante Panarea c'è un po' di trambusto poiché il ristorante dove dobbiamo pranzare è nascosto nei vicoli alle spalle del porto. È difficile da trovare. Si è fatto tardi, la fame si fa sentire, corriamo qua e là chiedendo a tutti dove si trova Il macellaio. Finalmente in cima a un vicolo appare un uomo con grembiule insanguinato e un coltellaccio in mano: è lui il famoso macellaio che ci sollecita a prendere posto nel suo locale.
Veduta sul porto e ciccia per tutti. Qualcuno forse si aspettava ancora pesce, ma dal nome del locale era esplicito! Sbarchiamo a Stromboli tra numerose comitive di turisti italiani e stranieri. Le guide per farsi vedere alzano bandiere, ombrelli, bastoni, mani. Noi siamo privilegiati: il nostro capo sovrasta tutti. È come un faro, risalta sopra tutte le teste. Cena in barca e giro di Stromboli per posizionarsi di notte di fronte alla Sciara del Fuoco, dove solo alcuni fortunati vedono un getto di lava e lapilli che, rosso nel buio della notte, sale verso il cielo.
Il vulcano sbuffa di tanto in tanto nuvolette di fumo, quasi infastidito da tanta presenza poco rispettosa della sua vita solitaria in mezzo al mare. La luna sorge dal mare e vi si rispecchia. Ultima giornata a Vulcano per riposarsi prima del ritorno. Si passeggia per le strade bordeggiate da siepi di lantana camara dai molti colori, da grandi cespugli di celeste plumbago, da gerani siciliani grandi e stupendi che sembrano orchidee, da gialle ginestre, da euforbie grandi come alberi, da cereus a colonna grandi come pali della luce.
La magnanina, la sterpazzola e il cardellino fischiano dai folti cespugli della macchia mediterranea. Lucertole si arrostiscono sui muretti e qualche biscia attraversa veloce la strada. Impossibile che una settimana sia passata così in fretta, ma è così. Evidentemente questa sensazione ci è data dalla bella e goduta vacanza. Ci reimbarchiamo sulla nave e man mano che ci allontaniamo da Vulcano l'acre odore scema e l'aria sa di salmastro.
Si fa sosta su tutte le isole dell'arcipelago e poi ci attende la traversata notturna un po' movimentata. Il sorgere del sole ci trova tra le isole di Ischia e di Capri; di fronte a noi tra i raggi di sole e qualche goccia d'acqua si stende Napoli con il suo Vesuvio.
Il viaggio non è finito perché durante il ritorno visitiamo Caserta Vecchia, arroccata su di un alto colle, nota per la sua cattedrale medievale. Un'ultima fermata a Sant'Angelo in Formis dove visitiamo un'antica basilica affascinante per gli affreschi che riempiono le pareti delle sue navate.
Pranziamo ottimamente nel ristorante presso la basilica: questa volta i sapori sono partenopei! Entriamo in autostrada e puntiamo verso nord. Il viaggio è tranquillo e gradevole per i luoghi che scorgiamo o attraversiamo: l'Abbazia di Montecassino, l'Abruzzo con le sue cime ancora innevate e il maestoso Gran Sasso, L'Aquila con le decine di gru al lavoro, la piana del Fucino...
Eccoci arrivati al parcheggio del Settebello. Siamo stati bene, siamo stati in pace, abbiamo visto cose stupende, abbiamo mangiato meglio. Ottima l'organizzazione, un sentito grazie al nostro Vannini!
Gianni Porcellini